In questi giorni in Iran un uomo ha tirato dello yogurt in testa a due donne perché non portavano il velo. L’episodio è avvenuto a Shanditz, in un negozio di alimentari della città. La scena è stata catturata dalle telecamere del negozio, che hanno ripreso l’aggressione. Successivamente l’uomo è stato arrestato per “disturbo all’ordine pubblico”, ma anche le donne sono state arrestate per aver mostrato pubblicamente i capelli. In Iran le proteste contro l’obbligo di portare il velo vanno avanti da tempo, in riferimento alle norme sull’abbigliamento imposte dall’Ayatollah Khomeini nel 1979 e diventate legge nel 1983. Dopo la rivoluzione islamica, le autorità iraniane hanno imposto un codice di abbigliamento obbligatorio che richiede a tutte le donne, indipendentemente dalla nazionalità e religione, di indossare il velo e abiti larghi per mascherare le loro figure in pubblico. La polizia morale ha il compito di garantire che le donne si conformino all’interpretazione dell’abbigliamento “corretto”. Anche solo spingere il velo un po’ più indietro rappresenta un atto di resistenza. Specialmente in seguito alla morte di Mahsa Amini, 22enne curda dopo essere stata arrestata perché non indossava nel modo corretto l’hijab, in segno di lutto, di condivisione del dolore e del proprio dissenso contro il regime e contro l’obbligo di portare il velo, molte donne si sono mostrate con il capo scoperto, si sono tagliate i capelli diffondendo i video sui social, e hanno bruciato gli hijab. Nel quartiere di Ekbatan a Tehran, davanti a due palazzoni grigi, cinque ragazze hanno pubblicato video ballando sulle note di Calm Down di Rema e Selena Gomez, in segno di sfida nei confronti del regime iraniano.Il 14 marzo di quest’anno però sono state costrette a fare una confessione forzata e si sono dichiarate colpevoli per aver ballato. La protesta delle donne iraniane ha fatto breccia anche nelle scuole e nelle università: in varie città del paese le studentesse si sono tolte il velo in pubblico protestando per la morte di Mahsa Amini e gridando “morte al dittatore” in riferimento alla guida suprema Ali Khamenei. La lotta per la libertà delle donne iraniane rappresenta oggi una battaglia portata avanti dal popolo iraniano per liberarsi da una sottocultura legata al passato ed entrare nella modernità.
Rosalba Irene Intorre IAC