SUICIDIO

Il suicidio è senz’altro uno degli eventi più drammatici che può presentarsi nella vita di ogni individuo e di chi gli sta attorno, avviene in ogni cultura e società e tutt’oggi è ancora uno dei più grandi e radicati tabù in tutto il mondo.
Un pensiero suicida è molto più comune di quanto si pensi, può capitare a chiunque, anche a chi meno se lo aspetta e dunque non solo in popolazioni affette da disturbi fisici o psichici, ma in tutta la popolazione generale. L’idea di poter porre fine ai propri tormenti e dolori con un solo atto è considerata allettante in periodi duri della vita da una percentuale elevatissima di persone, ma il pensiero non porta necessariamente all’azione.
Nel mondo odierno avvengono circa un milione di suicidi ogni anno, per l’esattezza un suicidio ogni 40 secondi. Si stima che per ogni persona che riesca nell’intento di togliersi la vita ce ne siano almeno 20 che ci provino non riuscendo ad arrivare all’obbiettivo desiderato. Quindi, oltre ad un suicidio ogni 40 secondi ne sussiste anche un tentativo non riuscito ogni 3. Il rischio suicidario è maggiore in individui di etnia caucasica e appartenenti alla fascia d’età adolescenziale, nonché una fase della vita di transizione determinata dal cambiamento e dalla necessità di trovare se stessi e la propria identità.
Il fenomeno del suicidio è talmente ampio e complesso che risulta difficile individuare un’unica causa comune, per questo motivo è fondamentale tentare di conciliare le peculiari e specifiche situazioni personali di fattori di rischio e protezione, quindi sia aspetti che posso alimentare che ridurre l’istinto suicida.
E’ ormai pienamente condivisa l’idea che genetica e neurologia rivestano un ruolo decisivo nell’atto suicida, a queste vanno però anche aggiunti eventi individuali ed interindividuali che coinvolgono le persone ogni giorno e possono essere visti come causa scatenante, tanto è vero che le esperienze avverse avvenute nella giovane età sono forti produttori di pensieri e comportamenti suicidari nella successiva età adulta, come per esempio abusi sessuali, fisici e psicologici, che non fanno altro che ledere l’autostima e la resilienza di un essere umano aumentando la sua vulnerabilità e fragilità mentale. A tal proposito è stato riscontrato come fattore assolutamente decisivo l’isolamento sociale, che in sé può ad esempio comprendere: solitudine, ritiro sociale, mancanza di supporto, vivere da soli, relazioni insoddisfacenti ed instabili, avere una famiglia disunita, essere reclusi in una cella singola in prigione, divorzi, rimanere vedovi, mancanza del senso di comprensione dai chi ci sta più caro…
Ovviamente il rischio si alza tanto più sono presenti anche dei disturbi di natura psicologica: ansia, depressione, psicosi e schizofrenia, uso ed abuso di sostanze, ed infine i disturbi di personalità con particolare importanza il disturbo borderline di personalità. Molto spesso la causa del suicidio va ricondotta al seguito di un lutto, sia che il questo sia recente sia che lontano nel tempo, per liberarsi dal dolore e raggiungere la persona cara.
Come riconoscere i principali segnali? Intanto è da precisare che questi possono essere verbali, ossia esprimere il proprio disagio e desiderio di morire, e/o comportamentali, ma non meno sottovalutabili. I segnali comportamentali possono comprendere il liberamento dei propri averi, cambiare completamente atteggiamento e comportamento rispetto alla persona che si era prima di tali ideazioni, come il diventare più irritabili, mancanza di concentrazione, pianto facile, infastidirsi per piccole cose, difficoltà a prendere decisioni e sensi di colpa eccessivi. In generale ogni evidente cambiamento comportamentale senza una spiegazione logica può essere considerato un fattore di rischio per il suicidio.
Essenziale è prestare anche molta attenzione a se e come un individuo parli dell’argomento: parlare di suicidio, al contrario di quello che comunemente nella nostra società si pensa non aumenta il rischio di suicidio in individui con tali ideazioni, bensì può permettere di creare un rapporto empatico e di supporto con l’aspirante suicida nonché aiutarlo a prendere in considerazioni possibili alternative e visioni differenti della propria situazione.
Come prevenire il suicidio? La prevenzione suicidaria deve essere strutturata in modo tale da incrementare i fattori protettivi e cercare di ridurre i fattori di rischio. Per aumentarne l’efficacia, dovrebbero avere una durata adeguata ed essere ripetuti nel tempo, oltre che mirati in base al target. L’uso dei nuovi media può essere d’aiuto, ma è stato dimostrato che gli interventi comunitari di questo genere si rivelano più efficaci se congiunti con interventi familiari ed individuali, ossia agiti su più fronti e quindi diversi aspetti della vita.
Questi interventi possono essere applicati su un piano universale, se rivolti all’intera comunità o comunque un gruppo o sottogruppo ampio di persone, selettivi rivolti ad una specifica categoria considerata a rischio e quelli indicati, riferiti ad un individuo distinto che abbia già perpetuato tentativi od agiti in generale. Essenziali sono tutti i livelli di prevenzione per poter ottenere un risultato più efficace, soprattutto se accompagnato anche da un supporto psicologico individuale: qualora ci si sentisse in difficolta, non si deve esitare a parlarne con persone di fiducia per cercare di vedere e vivere alternative che a causa della profonda sofferenza risultano spesso celate, per poi rivolgersi in un secondo momento ad un esperto.

Epifania Bordonaro VCC