Pirandello e le maschere della società odierna.

Quando sentiamo parlare di Pirandello, ci vengono in mente le maschere, o il romanzo “Uno, nessuno, centomila”. Entrambi riflettono la visione dello scrittore siciliano, che di certo conosciamo tutti, ma molto spesso quando lo si studia non si riflette su quanto sia veritiero il suo pensiero, e soprattutto non facciamo caso su quanto queste maschere siano attuali tutt’oggi.

Pirandello nasce nel 1867 vicino Agrigento, da una famiglia agiata. Dopo aver terminato il liceo classico, frequentò e si laureò all’università di Roma. Nel 1894 sposò Antonietta Portulano, che però dopo alcuni anni iniziò a manifestare segni di pazzia che porteranno Pirandello a riflettere.  A partire dal 1903, lo scrittore vive un periodo difficile, causato non solo dai problemi mentali di Antonietta, ma anche dalla rovina dell’azienda paterna. Morì nel 1936.

La tematica più importante per l’autore nelle sue opere sono le maschere, cioè “le etichette” imposte dalla società. Qualche giorno fa mi è capitato di leggere una sua novella molto celebre: “La carriola”. Quest’opera parla di uno stimato avvocato e insegnante di diritto che durante un viaggio in treno si rende conto di vivere una vita che non gli appartiene, una vita ricca di costrizioni imposte dalla società. Quindi egli vive passivamente e non si riconosce più nel suo ruolo di avvocato, marito e padre. Ogni giorno, nel suo studio, tra un cliente e l’altro, prende la sua cagnolina per le zampe posteriori e le fa fare la carriola.

Il protagonista si lascia quindi trascinare dalla follia, che per un attimo gli fa dimenticare della sua indesiderata esistenza, facendolo sentire libero. Il testo è particolarmente significativo perché ha come tema principale il non conoscersi veramente, vivendo una vita che “non ci appartiene”. Tutto ciò è causato appunto dalle maschere che siamo obbligati ad indossare, che non possono essere tolte se non con la follia.

Quest’ultima rappresenta un altro argomento essenziale per Pirandello: egli infatti riesce a capire l’utilità dell’irrazionalità solo quando la moglie la vive. La follia è l’unico modo per levare la propria maschera, la chiave per evadere dalla prigione della società, l’unico modo per essere liberi. Purtroppo queste etichette risultato esistere ancora. Ognuno di noi in questo momento indossa una maschera, dietro la quale si cela la nostra vera identità, quella misteriosa identità che è impossibile conoscere.

 

Anna Maria Mattina ICC