Dallo schermo alle pagine e viceversa: la tossicodipendenza secondo “Beautiful boy (2018)” ed “Euphoria (2019)”

Esistono numerose produzioni cinematografiche e televisive che affrontano il tema della dipendenza da droghe e sicuramente, due tra le migliori, sono “Beautiful boy” ed “Euphoria”. Il primo è un film uscito nel 2018, con protagonisti Thimotée Chalamet, famosissimo attore celebre soprattutto per “Little Women” e “Call me by your name”, grazie al quale si è guadagnato la candidatura agli Oscar per il premio “miglior attore”, e Steve Carell, il protagonista di “The Office”, attori che interpretano rispettivamente i ruoli di un figlio e di un padre che cerca di salvargli la vita. La pellicola ci presenta una storia realmente accaduta, raccontata in prima persona dai rispettivi protagonisti in due libri, da due diversi punti di vista: con “Beautiful boy”, quello del padre David Sheff e con “Growing up on Methamphetamine” quello del figlio Nic Sheff.  Ma perché David ha scelto proprio questo titolo? “Beautiful boy” si intitola anche una canzone del 1980 di John Lennon, dedicata al proprio figlio Sean, così a suo modo David, l’ha trasformata in una dedica d’infinito amore al figlio, cantandogliela ogni notte come se fosse una ninna nanna. Soprattutto una parte, rispecchia in particolar modo ciò che il padre cerca di dire e di far capire al proprio figlio, ma per cui non riesce mai a trovare le parole giuste: “Close your eyes, have no fear, the monster’s gone, he’s on the run and your daddy’s here, beautiful boy”, che vuol dire: “Chiudi gli occhi, non avere paura, il mostro se n’è andato, è in fuga e il tuo papà è qui, bellissimo ragazzo”. Nic già dall’età di 12 anni, aveva cominciato ad assumere droghe sempre più pericolose, le aveva provate tutte, fino a quando non incontrò la metanfetamina che provoca una fortissima dipendenza che si moltiplica ogni giorno di più, poiché se un giorno  si consuma solo una dose, il giorno dopo, per ottenere lo stesso effetto, ne serviranno tre. Come lo stesso protagonista dichiara, “Il mondo, da bianco e nero, improvvisamente è diventato in Technicolor”, ma il suo cervello si stava spegnendo ogni giorno di più, fino a eliminare completamente la parte che stimola il piacere negli uomini. Nel film, aiutato dai suoi genitori, purtroppo separati, il ragazzo frequenta varie cliniche di riabilitazione, dove pronuncia una frase molto significativa e piena di verità: “Quando mi sono risvegliato in ospedale dopo una overdose, mi sono ritrovato davanti il mio compagno di stanza, che mi ha chiesto “Qual è il tuo problema?” e io risposi “Sono tossicodipendente e un alcolista cronico”, allora lui mi disse “no, questo non è il tuo problema: questo è come reagisci ad esso” e mi ha aperto la via verso la libertà”. Ed era assolutamente vero: il problema di Nic non consisteva nella droga, quella se l’era cercata lui stesso per combattere quel “buco nero” che aveva dentro di sé, un problema con i suoi genitori, con la vita che lui non riusciva autonomamente a vedere a colori e per farlo, aveva bisogno di sballarsi autodistruggendo il suo esile corpo. Il padre si sente responsabile di questo grosso problema del figlio, per questo lo seguirà ovunque, cercando di convincerlo a guarire e a ritornare come quando da bambino, sorrideva e cantava a squarciagola in macchina le sue amate canzoni rock.

“Euphoria” invece, è una serie tv americana di produzione HBO, con protagonista assoluta l’attrice premio Emmy Zendaya Coleman, famosa per aver interpretato il ruolo di “MJ” in “Spiderman: Homecoming” che qui interpreta invece Rue, una ragazza diciassettenne tossicodipendente, per gli stessi motivi di Nic di “Beautiful boy” e per un disturbo ossessivo-compulsivo che ha fin da quando era una bambina. Una scena davvero straziante è quella rappresentata da Rue e dal suo amico di infanzia Fezco, che è purtroppo, anche il suo spacciatore. L’amico che prova dei sentimenti verso la ragazza, sbagliando e credendo di assicurarsi la sua stima, la asseconda in tutte le sue richieste, fino a quando non si rende conto che sta commettendo un gravissimo errore e si rifiuta categoricamente di aprirle la porta e di venderle la droga. Rue in astinenza reagisce malissimo, restando lì dietro per ore a urlargli contro le parole “Ti odio”.  Il titolo è un chiaro riferimento all’euforia che può regalare la droga a chi ne fa uso, anche se per un breve momento. Tutto il resto è rappresentato realisticamente come un vero incubo, composto da irascibilità, bugie, rotture di rapporti e problemi familiari. Se in “Beautiful boy” è il padre che cerca a tutti i costi di aiutare il figlio, qui è la sorella più piccola, Gia, interpretata da Storm Reid, a essere tormentata dal riuscire a riavere la sua vecchia e felice Rue. La serie in generale si occupa di vari problemi adolescenziali come i rapporti sessuali, gli amori tossici, le amicizie, i traumi, il rapporto con la famiglia, l’identità, l’accettazione di se stessi e l’aborto. È importante notare come alla fine di ogni puntata, compaia la scritta “Se stai vivendo problemi di dipendenze o situazioni di disagio, non sottovalutarle. Per informazioni e supporto visita sky.it/euphoria”, un sito creato appositamente per accogliere e aiutare i ragazzi che si trovano in condizioni simili, incoraggiandoli a parlare con degli specialisti e a non tenere dentro tutte queste forti emozioni che purtroppo hanno già portato molti giovani alla morte.