Dallo schermo alle pagine e viceversa: i misteri e i mostri dei sette mari secondo “The Rime of the Ancient Mariner” e “Pirati dei Caraibi”

Il mare, l’oceano, gli abissi sono concetti spaventosi, misteriosi, ignoti, ma anche incredibilmente affascinanti. Lo dimostra il successo che ha avuto nell’800 “The Rime of the Ancient Mariner” di Samuel Taylor Coleridge, un rinomato poeta britannico, considerato il fondatore del Romanticismo inglese insieme a Wordsworth. Il tema ricorrente delle sue opere era il supernaturale, lo si può infatti riscontrare benissimo in questa sua opera, che narra di un vecchio marinaio, maledetto da forze soprannaturali a raccontare la sua storia: lui e la sua ciurma, dopo una tempesta, videro arrivare un grande uccello che voleva aiutarli, ma l’antico marinaio senza un preciso motivo, gli sparò. Allora arrivarono la Morte, che vinse la ciurma, e la Vita-nella-Morte, che vinse il marinaio trasformandolo in uno zombie e infliggendogli la maledizione, affinchè imparasse la lezione: rispettare la natura.

Sono evidenti i parallelismi con una famosa saga di film, di cui tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito parlare: “Pirati dei Caraibi” con Johnny Deep, Orlando Bloom e Keira Knightley. E in particolare, il secondo e il terzo film, che vedono come villain principale, Devy Jones, il capitano dell’Olandese Volante: lui e la sua ciurma, un po’ come il vecchio marinaio, sono degli zombie, a metà tra la vita e la morte. Ma la leggenda del mostruoso Demone del mare non è stata inventata totalmente dalla Disney, ma risale al XIX secolo, o addirittura prima. Un pirata di nome David Jones è veramente esistito nel 1600, ma non si è sicuri fosse proprio lui. Forse il nome “Devy” fa riferimento a “devil”, che a sua volta si ricollega al demone dei mari Giona, che si narra si aggiri su determinate rotte considerate maledette (anche quella che fece il Titanic nel 1912 era considerata tale). In ogni caso è solito usare l’espressione “lo scrigno di Devy Jones” per indicare il fondo del mare, ed è proprio questo scrigno il protagonista dei due film sopracitati: dentro a questo scrigno dovrebbe esserci riposto il cuore di Jones, che secondo la storia, si è egli stesso strappato dal petto poiché, a seguito della delusione d’amore per Calypso, la dea del mare che era solita far innamorare tutti i marinai per poi spezzar loro il cuore, sentendosi, né troppo vivo per continuare a vivere, né troppo morto per continuare a morire, fece ciò e, la bellissima dea, gli assegnò il compito di guidare le anime cadute in mare nell’aldilà, per l’eternità senza mai toccare terra.

Gli Iron Maiden hanno composto una canzone sull’intero testo di “The Rime of the Ancient Mariner” e invece in “Pirati dei Caraibi” c’è una canzone in particolare cantata dai pirati, ovvero “Hoist the Colours”, che significa “issate le bandiere” che narra per filo e per segno la leggenda di Jones e della sua amata dea. Ecco un pezzo: “Some men have died, and some men are alive, and others sail on the sea with the keys to the cage… and the Devil to pay, we lay to Fiddler’s Green”.