Il cyberbullismo ai giorni d’oggi

Oggi trascorriamo la maggior parte del tempo attaccati allo smartphone e ciò favorisce quel famigerato fenomeno chiamato cyberbullismo. Il cyberbullismo, che prima era considerato una parte del bullismo, adesso è divenuta la sua forma più diffusa. Nonostante la situazione tragica che stiamo vivendo legata al COVID-19, i bulli continuano a perdurare. Innanzitutto chiariamo le differenze tra bullo e cyberbullo. Il bullo è colui che, per vari motivi di tipo psicologico, attacca coloro che incarnano una sua debolezza. È posto in luoghi e momenti specifici, molto spesso in ambiente scolastico. Il cyberbullo è solito usare profili falsi sui social (anonimato) per attaccare la vittima, questo gli dà maggiore sicurezza, anche per il fatto che si trova in un luogo che conosce, magari la sua stanza. Inoltre il tutto avviene sui social network e quindi non viene usata la violenza fisica, bensì quella psicologica. Egli non prova empatia, tant’è vero che molto spesso scrive online cose che nella vita reale non direbbe mai. Vi è, inoltre, un fattore molto importante che lega bulli e cyberbulli, ovvero la necessità di attirare l’attenzione. Il bullo ha bisogno di un pubblico che lo sostenga, in modo tale che si senta amato e considerato. Il cyberbullo attacca, non solo per praticare una violenza su qualcuno, ma come abbiamo visto, per attirare su di sé l’attenzione. Di fatto molti siti di condivisione di video o foto (per esempio: YouTube, Twitter, Facebook) permettono quotidianamente la diffusione di questo fenomeno. Il cyberbullismo assume varie forme tra cui il flaming, l’exposure o l’esclusione.
Il flaming consiste nel mandare messaggi denigratori e offensivi in modo tale che si crei un forum, questo dà al cyberbullo “un pubblico” che lo sostiene. L’exposure consiste nella diffusione di fatti (per mezzo di video o foto) imbarazzanti e pregiudizievoli. L’esclusione si verifica quando il cyberbullo esclude la sua vittima da un gruppo social per scoraggiarla e offenderla. Ciò che è presente in tutti i fenomeni è l’indifferenza del pubblico che non agisce. Se ciò non esistesse, il bullo cesserebbe di esistere. I motivi principali per cui, “il pubblico” non agisce sono: il timore di essere trattato come la vittima, il timore di restare soli o la totale indifferenza verso il prossimo. Adesso che siamo tutti chiusi in casa ci potremmo fare coinvolgere da qualcosa di “divertente” sulla rete e fare qualcosa di cui ci potremmo pentire. Ecco perché è necessario ricordare che per ogni azione c’è una conseguenza. Nonostante la sicurezza che un cyberbullo può presentare, è molto semplice per l’organo competente scovare chi si nasconde dietro lo schermo. È importante tenere a mente che diffamare online è un reato perseguibile. Cerchiamo di non farci manipolare dalla tensione di questo periodo!
Fonte: didatticapersuasiva.com