NON SOLO LETTERATURA. GRAZIE PIRANDELLO

Il Convegno Internazionale di Studi Pirandelliani, organizzato dal CNSP, svoltosi dal 2 al 5
dicembre, ha celebrato la sua 60esima Edizione, presso il Centro Congressi dell’Hotel Saracen –
Isola delle Femmine. I Licei di Canicattì sono stati rappresentati dai discenti Buscemi Giuseppe
(4As) e Baldanza Ludovica (4Ds), accompagnati e coadiuvati, durante la fase di preparazione,
dalla docente Nicolina Marchese. Un’occasione unica di confronto, di crescita culturale e
umana, un evento dall'alto spessore letterario che vede riunite scuole di tutta Italia per
approfondire l'opera del grande maestro Luigi Pirandello.
Il tema di quest’anno ha interessato le “raccolte”, nelle quali le novelle, pubblicate nei vari anni
su diverse testate giornalistiche o riviste, sono state incluse per esigenze editoriali da Pirandello,
contrariamente al progetto originale dello scrittore di raccogliere in un unico corpus le “Novelle
per un anno”, che sono alla fine 250 circa e non 365 come aveva inizialmente ideato.
La manifestazione ha visto gli alunni coinvolti in una prova di scrittura creativa estemporanea e
in quella teatrale che hanno messo in scena al teatro Politeama di Palermo nella giornata
conclusiva del 5 dicembre. Il Convegno offre oltre all’opportunità di approfondire l’opera dello
scrittore siciliano, anche uno straordinario strumento di conoscenza della cultura del territorio
in cui si formano l’opera e il territorio; i ragazzi hanno potuto apprezzare la bellezza del Centro
storico di Palermo. La cerimonia conclusiva di premiazione si è svolta il 5 dicembre al teatro
Politeama, presente anche il Maestro Beppe Vessicchio che ha presenziato alla consegna del
premio per la migliore composizione musicale.
Durante lo svolgimento del convegno molteplici relatori hanno esposto le proprie relazioni, tra
cui il professore Rino Caputo dell’Università di Tor Vergata di Roma con la relazione dal titolo
“Alcune considerazioni sulle Novelle raccolte”. Abbiamo deciso di intervistare il Prof. Caputo
con domande relative al suo intervento e non, di seguito si riporta l’intera intervista, che
riproduce fedelmente le parole usate dal Prof. Caputo.

DA DOVE NASCE QUESTO SUO INTERESSE PARTICOLARE PER PIRANDELLO?
Già nei libri della scuola media, ai miei tempi, erano raccolte in forma di antologia alcune
novelle della tradizione italiana, in particolare: Verga, Pirandello e anche quelle della tradizione
illustre più antica, cioè alcune del Decameron di Boccaccio e altre novelle. Quindi se devo dire
la prima novella in assoluto di Pirandello di cui abbia avuto conoscenza è stata proprio a scuola,
ed è Ciaula scopre la luna.
Poi con il passare del tempo, arrivando all’università, incontro un maestro che proprio negli
anni in cui ero studente universitario, stava rivoluzionando l’attenzione nei confronti di
Pirandello, cioè Arcangelo Leone De Castris, che a metà degli anni ‘60 aveva scritto
un’importantissima Storia di Pirandello, edita da La Terza. Qualche anno dopo diventai suo
allievo all’università di Bari e iniziai a seguire le lezioni con molta passione, anche perché la
lettura che Leone De Castris proponeva di Pirandello era di un Pirandello innovatore,
rivoluzionario dal punto di vista artistico ma dal punto di vista delle scelte complessive. Proprio
per questo lo inserì nel quadro del Decadentismo con Svevo, Pirandello e D’Annunzio, cioè tre
autori che operarono in un’epoca che fu chiamata negativamente “decadente”, invece furono
molto progressivi. Fu il grande filosofo dell’estetica Benedetto Croce a dargli questa
definizione poiché aveva una visione ottocentesca della letteratura, secondo lui la grande
letteratura era quella del racconto equilibrato, della descrizione di realtà tranquille in cui il lieto
fine è inevitabile, quindi considerava tutti i poeti e scrittori che ponevano il problema delle
contraddizioni del mondo come dei malati. La stessa considerazione ebbe con Giovanni
Pascoli, il quale , grazie alla sua diversità ha dato all’Italia e all’Europa un nuovo linguaggio
poetico. Reagendo a questa impostazione, il mio maestro Leone De Castris, poneva un
Pirandello che invece legge la realtà del 900 in modo alternativo, pur con tutte le contraddizioni
che mette in luce, da cui l’umorismo di Pirandello. Allora quando si è trattato di scegliere
l’argomento della Tesi di laurea, scelsi “i romanzi di Pirandello” perché nessuno, fino a quel
momento, se ne era occupato. Era una ricerca nuova ed è proprio da quella Tesi che è andata
avanti la mia attenzione all’opera di Pirandello. In tempi non remoti, ho dato origine a un
saggio in cui, forte dall’esperienza della tesi di laurea , ponevo in relazione, cosa che nessuno
aveva mai fatto: i Vecchi e i Giovani di Pirandello con il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. I
Vecchi e i Giovani è un romanzo apparentemente storico, ma in realtà è un romanzo
autobiografico di Pirandello, da lui definito “Amarissimo e popoloso romanzo ove è racchiuso
il dramma della mia generazione”. La generazione di Pirandello è la generazione dei figli degli
eroi, i vecchi infatti sono coloro i quali hanno fatto l’Italia , come il padre Stefano , che insieme
a Rosolino Pilo determinarono la nascita del regno d’Italia. Un altro compagno di lotta fu un tal
Francesco Crispi, repubblicano radicale e rivoluzionario che mise le bombe contro i Borboni a
Palermo per facilitare l’operazione militare di Garibaldi. Sarà proprio Crispi il primo ministro
dell’età Crispino-Umbertina. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Pirandello avrebbe
voluto partecipare poiché per lui fu la quarta guerra di indipendenza per liberare, appunto,
Trento e Trieste. Proprio per questo andò all’ufficio di leva ma non fu preso a causa della sua
età (47 anni), al contrario suo figlio potè partecipare poiché aveva 17 anni. Da qui la sua
amarezza: “Prima i nostri padri e non noi, ora i nostri figli e non noi, ed ecco la condizione del
giovane che non realizza mai ciò che gli eroi hanno realizzato, anche se gli eroi sono decaduti.
A tal proposito nacque in me l’idea di evidenziare come i Vecchi e Giovani, che parla della
storia siciliana (1893-1894) avesse un forte legame con il Gattopardo(1860), poiché
l’ambientazione non è diversa: è la Sicilia degli eroi.
IN RIFERIMENTO ALLE VICENDE DI FEMMINICIDIO ODIERNE, QUALE POTREBBE
ESSERE IL PUNTO DI VISTA DI PIRANDELLO?
L’AUTORE È IN DISSENSO ALLA SUBORDINAZIONE DELLA DONNA E ALLA
SOCIETÀ PATRIARCALE O CI PRESENTA SOLTANTO LA SITUAZIONE DEI DUE
SESSI NELLA SUA EPOCA?

No, Pirandello anche in questo è un antesignano, ha davvero avvertito ciò che sarebbe accaduto
nella più estesa società di massa. Un esempio significativo, che non è di un femminicidio ma è
altrettanto intenso, è la storia che ci racconta nel primo romanzo, l’Esclusa, dove la
protagonista, Marta Iala , è una giovane maestra. In quel momento essere una maestra
diplomata significava essere come una super laureata rispetto all’ analfabetismo imperante.
Ebbene lei è una giovane maestra che però è chiusa nella famiglia e l’unica forma di
espressione è attraverso il matrimonio. Per questo sposa un coetaneo, il quale è un brav’uomo
ma non all’altezza delle sue esigenze. Il matrimonio è oppressivo e c’è un atteggiamento quasi
malato e patologico di gelosia ,per questo, ad un certo punto lei lascia questa condizione
apparentemente positiva per essere una donna libera, in un contesto che non permette l’idea che
una donna possa essere libera senza un uomo che la “protegga”. Per questo motivo diviene
“l’Esclusa” ed è pure accusata di essere stata infedele al marito, nulla di più falso. In seguito lei
avrà le sue esperienze, farà la maestra e incontrerà un altro uomo, con il quale stabilisce un
rapporto sentimentale, ma un rapporto “non santificato” , poichè in quel tempo non c’era il
divorzio. Il paradosso, tipicamente pirandelliano, è che per effetti di varie storie il marito vorrà
che lei ritorni , ma lei è incinta, quindi ciò che non era successo prima e per cui era stata
accusata è successo dopo e viene accettata nonostante tutto. Il matrimonio si ricostituisce ma
nasce un figlio fuori dal matrimonio. Questo già ci dà l’idea dell’atteggiamento che Pirandello
ha nei confronti della donna, la quale va rispettata nella sua realtà. Pirandello però paga anche il
tributo alla sua epoca, infatti, la vera donna con la d maiuscola è la madre, ovvero colei che si
realizza in quanto madre; sembra quasi che una donna se non è madre non può che essere una
donna perduta, una “vamp”come si diceva allora e come lo stesso Pirandello inventa. La donna
vampiro , appunto, è la donna mangiatrice di uomini, colei che non è vista di buon’occhio. In
Pirandello c’è infatti questa contraddizione: da un lato la donna madre, dall’altro la donna
perduta. Tuttavia in ogni aspetto Pirandello cerca di valorizzare il dramma della donna che non
si realizza e per quei tempi è rivoluzionario. Inoltre in Pirandello vi è uno sguardo attento alla
sensibilità femminile, a questo proposito c’è una novella ,che poi diventerà una commedia, “La
ragione degli altri”, in cui una donna diventa l’amante di un uomo sposato, la cui moglie è
fuggita lasciando una figlia neonata. Ebbene Pirandello mette in scena questo dramma, la figlia
è stata allevata dall’amante del marito. A un certo punto, dopo qualche anno, la moglie ufficiale
torna , con la volontà di ricostituire il nucleo familiare e di tornare ad essere ciò che non è
stata: la madre della figlia.
Ed ecco il paradosso che Pirandello propone: Chi è la vera madre, colei che ha allevato con
tutto l’amore una bambina di cui non è madre biologica o la madre biologica per il solo fatto
che è biologica? Un tema come vedete che è molto attuale.
QUALE IMPORTANZA ASSUMONO LE LETTERE DI PIRANDELLO?
Sono fondamentali. Prima della conoscenza delle lettere non si avevano chiare né la qualità
della biografia di Pirandello, né della sua arte. Con le lettere pubblicate abbiamo scoperto che
queste sono dei veri e propri testi letterari, il giovane Pirandello, trasferitosi a Roma per fare
l’università, scrive ai genitori di tutto, come ad esempio “stasera vado al teatro” “io ho
un'amante ideale, è l'arte” Le lettere sono un documento importante perché ci danno
informazioni anche sulle opere di Pirandello, per esempio, nel 1894, in una lettera dice “ho
almeno una ventina di opere, ecco i titoli, però le ho bruciate tutte". C'è un titolo in particolare
che ci dice tante cose “Provando La Commedia" che ci riconduce a “Sei personaggi in cerca
d'autore". Inoltre le lettere con Marta Abba ci fanno capire i sentimenti di Pirandello che sono
molto complessi.
QUAL È IL SUO RAPPORTO CON DANTE?
È Padre Dante come spesso anche nelle conferenze mi preme sottolineare. Dante è nostro
padre perché innanzitutto è il padre della lingua e come tale è diventato il padre della patria.

Perché della lingua? Perché ,pensate, ancora oggi delle tre mila parole che noi usiamo
quotidianamente , a parte quelle introdotte dopo la scoperta dell'America, quasi il 90 %
proviene dal grande magazzino che è la Commedia di Dante. In sette secoli siamo stati capaci
di aggiungere circa un 15 %. Abbiamo una lingua stabile, solida, qualcuno dice pesante, ma
anche molto ricca. Il latino, la lingua che Dante chiamava “artificiale" (nel De vulgari
eloquentia) è quella lingua costruita con arte, al contrario la lingua vera ,che egli afferma essere
“la lingua succhiata dalla nutrice è il Volgare. Foscolo, sceglie di essere Italiano e nei Sepolcri
sottolinea che a noi italiani, dopo tanti secoli, rimane la memoria della lingua di padre Dante.
Da qui è nata una mia attenzione alle novità della Dantologia contemporanea e ho avuto
l'occasione di fare un'esperienza molto bella, essere chiamato come “Visiting Professor" nelle
università Nord Americane per tutti gli anni novanta, e ho potuto cogliere l'attenzione specifica
che gli Americani hanno nei confronti dell'opera di Dante. Gli Americani leggono Dante come
leggono la Bibbia, agli stessi livelli, come fosse un libro sacro, e ho dato conto di questo in
alcuni libri che ho scritto proprio sulla critica dantesca americana. Ultimamente propongo
un'esperienza, per me molto importante, cioè la presentazione di Dante in conversazioni, più
che in lectio magistralis. Faccio delle conferenze accompagnate anche da un musicista, pianista
cerco di far cogliere l’importanza dell’intera Commedia.
CHE RAPPORTO C'È TRA DANTE E SHAKESPEARE?
Un rapporto non proprio lineare. C’è chi afferma, magari esagerando, che senza Dante non ci
sarebbe Shakespeare, c'è chi dice che Dante è l’iniziatore ma Shakespeare è l’universale, però si
tratta di affermazioni di angloamericani come il grande T.S. Eliot che alla metà del Novecento
pronuncia un discorso dicendo che “Dante è easier to read", ma non dice “easy", easier cioè
più, infatti c’è un secondo termine di paragone nascosto che è proprio Shakespeare. Eliot
evidenzia quindi che senza Dante non ci sarebbe stato Shakespeare.
PENSA SIA ANCORA POSSIBILE IL RAPPORTO LETTERATURA GIOVANI?
Assolutamente si. Questo rapporto c’è sempre stato e ci sarà sempre. Voi studiate a scuola non
solo programmi di italiano ma anche di latino, di greco. Chi sono i “neoteroi"? Per noi oggi
sono dei monumenti: Orazio, Catullo, Tibullo, Properzio, Virgilio, che all'inizio della loro
attività si autodefinivano “Poetae Novi” cioè giovani che volevano fare poesia a modo loro,
quindi i giovani arrivano sempre e ,giustamente, devono tracciare la loro via che a mio parere è
tracciata meglio se conoscono il passato. Conoscere il passato, infatti, è importantissimo per
non ripeterlo, per questo i giovani devono aprire la loro realtà verso il futuro, sapendo ciò che è
stato prima . I grandi maestri ci hanno insegnato proprio questo. Un grande come Francesco
Petrarca ha un motto:“Legare quod primi scipsere. Scribere quod ultimi legant” Leggere ciò che
prima quelli di me hanno scritto, scrivere ciò che quelli che verranno dopo di me possono
leggere. A mio parere i giovani devono essere liberi di esprimersi ma con un tale sedimento di
conoscenze che si possono permettere anche di prescindere dalle conoscenze, di operare quella
che, anche nella critica, viene chiamata la mossa del cavallo(negli scacchi). Ad esempio Dante
è Dante perché ad un certo punto ha accantonato il passato, inizialmente voleva scrivere la
nuova “Eneide" in latino, cioè voleva imitare il maestro, ma per fortuna nostra , da giovane, ha
guardato avanti preferendo di scrivere nel suo volgare e al massimo prendere Virgilio come
maestro. Vi è una scena del ventisettesimo canto del Purgatorio in cui Dante è quasi arrivato al
paradiso terrestre, però c’è da superare l'ultimo ostacolo, un muro di fuoco, di cui Dante ha
paura, e a quel punto va verso il muro di fuoco e si ritira, allora Virgilio lo spinge e per la
seconda volta Dante si ritrae, però alla terza volta Virgilio dice << Dante, tra Beatrice e te è
questo muro>>, a questo punto decide di entrare nel muro di fuoco dove, non solo non si
ustiona, ma prova una tale freschezza, un tale piacere, e quando esce dal muro di fuoco
compare Beatrice. In questo senso, il giovane se riesce a superare il muro di fuoco grazie al
deposito interiore della tradizione, sarà in grado di fare nuova letteratura.

QUAL È IL RAPPORTO TRA LETTERATURA E MUSICA?
È un rapporto molto complesso, soprattutto oggi, perché a noi sembra che non ci siano rapporti
dimenticando che invece non c'è stato testo poetico senza musica. Lo stesso Dante ,per
esempio, scrive in gioventù una ballata che viene intonata e poi inserita nella “Vita Nova” ma
era un testo da Mogol e Battisti, infatti nell'antipurgatorio, precisamente nel secondo canto
Dante incontra Casella, il musicista più importante del suo tempo, e quando Dante e Casella si
riconoscono, Dante esclama: “Casella mio/ cantami l'amoroso canto/ che mi solea quetar tutte
mie doglie".Il rapporto letteratura/musica,quindi, c’è sempre stato.

Ringraziando il Professore Rino Caputo per le preziosissime informazioni forniteci,
auspichiamo una maggiore presenza di alunni dei nostri Licei nel prossimo Convegno, che si
terrà nel Dicembre 2024.

Buscemi Giuseppe(4As)
Baldanza Ludovica(4Ds)