La nostra vita ruota inevitabilmente intorno alle emozioni; alcune ci ostacolano, altre sono essenziali per il nostro benessere interiore. Una delle emozioni più antiche è la paura, il senso di forte insicurezza e smarrimento causato da un pericolo.
Essa presenta innumerevoli sfumature semantiche: “paura” è il termine più generico, la parola “timore” viene usata in contesti formali, mentre “spavento” , “fifa” e “tremarella” sono più colloquiali. “Terrore”, “panico”, “orrore” e “angoscia” esprimono, invece, un grado più intenso di paura, un sentimento incontrollabile in vista di una situazione raccapricciante.
Quando si prova paura il nostro corpo è stravolto da alcuni cambiamenti immediati, sia a livello fisico che psichico: ci sentiamo “paralizzati”, il cuore batte più forte, la pressione e la sudorazione aumentano, le gambe iniziano a tremare, la bocca diventa secca, urliamo o non riusciamo a parlare, la digestione si blocca e il sistema immunitario rallenta.
Da bambini tutti noi abbiamo provato grandi paure, che ai nostri occhi sembravano insormontabili, impossibili da superare: paura del buio, paura del dottore, paura dei mostri sotto al letto.
Nella fase di crescita, però, i nostri timori si direzionano altrove: cominciamo a essere terrorizzati dalla solitudine, dalla malattia, dalla precarietà del lavoro, dal giudizio altrui, ma soprattutto dalla morte.
La paura di sbagliare è una delle più diffuse e può essere paragonata a una barriera invisibile che ci separa dal raggiungimento dei nostri obiettivi. Un blocco all’azione che fa indietreggiare ai primi ostacoli e porta a demordere a prescindere. Fu identificata negli anni ’60 dallo psicologo John Atkinson, il quale testò come i ragazzi si mostrassero di fronte a un compito da portare a temine. Dallo studio emersero due attitudini opposte:
- Coloro che approcciavano al compito sicuri di sé, spinti dal “need for achievement” (dal bisogno di realizzazione e dal desiderio di vittoria), hanno incrementato le capacità di problem-solving e ottenuto i risultati migliori;
- Chi, invece, aveva la mente offuscata dall’ansia di prestazione ed era frenato dal “terrore dell’errore”, non riusciva a concentrarsi e ha preferito evitare un possibile fallimento piuttosto che mettercela tutta e rischiare.
Fin dalla preistoria la paura ha aiutato gli uomini a sopravvivere. Un tempo fuggivano dagli animali feroci e temevano i fenomeni naturali più violenti (tuoni, fulmini, tempeste), che erano visti come forze superiori, impersonali e misteriose da dover affrontare con appositi riti.
La paura rappresenta, quindi, anche un’utile risorsa per noi essere viventi: è un campanello d’allarme, che ci mette in guardia dai pericoli che incontriamo e ci invita a metterci in sicurezza. Di fronte a una minaccia, il sistema endocrino produce un ormone, la famosa “adrenalina”, che ci prepara ad agire: “Fuggo o rimango immobile?” (“Flight or fight?”). Sotto la spinta della paura, siamo in grado di fare cose che non avremmo mai pensato di riuscire a compiere.
Anche gli animali hanno paura e reagiscono con l’effetto “faint”, una condizione di irrigidimento totale del corpo, di “finta morte”, poiché i predatori preferiscono le prede vive a quelle morte, la cui carne potrebbe essere in putrefazione.
Sembrerà strano ma a volte cerchiamo la paura di proposito. Infatti godiamo e rabbrividiamo di fronte a libri, film e serie TV horror. Ciò succede perché, in qualche modo, aiuta a generare in noi un senso di padronanza e controllo sui timori che tormentano la nostra esistenza. Ma perché ci spaventiamo pur sapendo si tratti di finzione? La risposta sta nel cosiddetto “paradosso della finzione”: spesso le paure non dipendono dagli effettivi pericoli in cui ci imbattiamo, ma sono alimentate…dalla nostra immaginazione!
Quando vengono vissute in maniera esagerata o fuori contesto le paure diventano un problema, come nel caso delle fobie. Ne esistono parecchie, dall’aracnofobia (paura dei ragni), alla claustrofobia (paura degli spazi chiusi), all’agorafobia (paura degli spazi aperti). Una delle più gravi, però, è sicuramente la xenofobia (termine che deriva dal greco “ξένος” = “straniero” e “φόβος” = “paura”): indica un’avversione nei confronti dello straniero che può sfociare spesso in atteggiamenti discriminatori, strettamente collegati al razzismo.
La paura è l’emozione più universale e potente che esista, ma anche la più difficile da gestire: il dolore si piange, la rabbia si urla, ma la paura si aggrappa silenziosamente al cuore (G. Roberts).
Le paure fanno parte della natura dell’essere umano, non possiamo negarle o rifiutarle; vanno invece accolte, comprese e gestite. Soltanto accettandole possiamo imparare a domarle e a trasformarle in forza e coraggio!
“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa.” (Giovanni Falcone)
E tu, riesci a controllare le tue paure?
VITO PATERNÓ IICC