Per aspera ad astra

Il 16 novembre 2022 è avvenuto il lancio, posticipato varie volte, della missione Artemis I, la prima  del programma Artemis che si pone l’obiettivo di riportare l’uomo sulla luna dopo oltre 50 anni dal primo allunaggio.

Ma possiamo notare come col tempo le esplorazioni spaziali siano diventate molto più limitate rispetto ai primi anni in cui si cominciò a tastare con mano la materia spaziale.

Le esplorazioni spaziali hanno inizio nel 1959, quando la NASA designò il primo gruppo di astronauti: il Mercury 7, formato da sette astronauti ritenuti, tra i migliaia di candidati, i più pronti non solo nel campo dell’aviazione, ma anche fisicamente. Questi astronauti, infatti, avevano alle spalle importanti carriere di piloti collaudatori, un mestiere sicuramente pieno di rischi.

Collochiamo questo periodo in un contesto che fu il motore dei primi traguardi spaziali, ossia la guerra fredda, iniziata nel secondo dopoguerra. Questa vedeva coinvolti gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, le due superpotenze mondiali dell’epoca. Quando, nel 1957, i sovietici mandarono in orbita il primo satellite, lo Sputnik 1, gli americani si videro passare sotto i propri occhi una sconfitta, poiché lo sviluppo scientifico-bellico era il sistema di misura della forza delle super potenze. Gli Stati Uniti risposero il prima possibile cercando di mandare il primo uomo nello spazio, obiettivo che fu preceduto dall’Unione Sovietica che riuscì a far orbitare attorno la terra il cosmonauta Jurij Gagarin per la prima volta nella storia, segnando un molteplice vantaggio e una molteplice sconfitta degli Stati Uniti. Proprio per questo motivo il presidente americano Eisenhower affrettò tutti i preparativi della Nasa per lanciare, nel 1961, Alan Shepard in orbita terrestre. Un volo durato 15 minuti, bastevoli per portare gli Stati Uniti al passo con i traguardi dell’Unione Sovietica. Ma dopo pochi giorni, arrivò una notizia dal Congresso che fece saltare dalla sedia la NASA: il nuovo presidente John F. Kennedy promise di mandare un uomo sulla luna entro la fine del decennio. Pur essendo un’impresa dispendiosa e impegnativa, essa costituì l’unica possibilità per gli Stati Uniti di battere i rivali sovietici nella corsa allo spazio. D’altronde gli Stati Uniti avevano “imparato a camminare” sullo spazio da meno di un mese e dopo 60 anni dal primo volo aereo, perciò iniziarono i preparativi dei programmi Gemini e Apollo. Il primo fu volto a dimostrare che un uomo potesse resistere nello spazio per più di una settimana e vennero inoltre sperimentate le prime manovre di incontro e Randezvous spaziale. Così, dopo tante pressioni fatte dalla Casa Bianca per mantenere in modo molto più solenne la promessa del presidente Kennedy, ormai deceduto, ma soprattutto per battere i sovietici e trovarsi in vantaggio nel conflitto della guerra fredda, iniziò il programma Apollo, che avrebbe spedito il primo uomo sulla luna. Proprio a causa di queste pressioni e, di conseguenza, di un mancato controllo e collaudo della nuova navicella spaziale, il 27 gennaio 1967 l’equipaggio dell’Apollo 1 formato da Gus Grissom, Ed White e Roger Chaffee morì durante un’esercitazione a seguito di un incendio creatosi nel modulo di comando a causa di una scintilla che, a contatto con un’atmosfera ad alta pressione in cabina costituita da ossigeno puro, si propagò in un vero e proprio incendio doloso. Dopo questo incidente il programma venne sospeso per investigare la causa dell’incendio. Proprio grazie all’incendio dell’Apollo 1, la NASA apportò modifiche alla navicella Apollo, rivedendo molti sistemi di sicurezza, e alle tute degli astronauti, rendendole ignifughe. Così il programma fu pronto per ripartire e il 16 luglio 1969, dopo sette missioni, decollò l’equipaggio dell’Apollo 11 composto da Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins. La missione atterrò sulla luna il 20 luglio e tornò sulla Terra il 24 luglio affermando la vittoria significativa e la superiorità scientifica degli Stati Uniti. Durante l’attività extra veicolare dell’Apollo 15, venne posata sulla superficie lunare una targhetta citante i nomi di tutti gli astronauti e cosmonauti che erano deceduti per il progresso dell’esplorazione spaziale, con sopra riportato il motto latino “per aspera ad astra”. La targa celebrava anche il sacrificio degli astronauti dell’Apollo 1. Dopo l’Apollo 11, altre cinque missioni atterrarono sulla luna. Da allora nessun altro essere umano mise più piede sul suolo lunare, soprattutto per i costi elevati che richiedeva farlo.

Ai giorni d’oggi i voli spaziali non hanno mai superato l’orbita terrestre, anche se sono stati fatti importanti sviluppi nell’ambito spaziale come la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, dedicata alla ricerca scientifica e gestita come un progetto congiunto da cinque diverse agenzie spaziali: la statunitense NASA, la russa RKA, l’europea ESA, la giapponese JAXA e la canadese CSA-ASC.

La NASA si è posta, inoltre, l’obiettivo di ritornare sulla luna nel 2024 e, in futuro, di raggiungere la frontiera più ambita di sempre: Marte.

 

Gemma Montaperto IIIBC