La Gioconda: una grande allucinazione collettiva

La Gioconda detta anche Monnalisa è una delle opere più importanti al mondo. Probabilmente è una vera icona universale che rappresenta la pittura all’interno della cultura occidentale.
Ma perché è così importante e affascinante ai nostri occhi? Per gli studiosi e appassionati d’arte, probabilmente, rappresenta il culmine del genio di Leonardo da Vinci; infatti è un chiaro esempio della tecnica dello “sfumato”, che venne utilizzato dall’artista per ottenere una particolare intensità psicologica. Grazie a questa tecnica quindi, la Gioconda assume un’espressione serena ma molto determinata. Osserva in direzione dello spettatore e pare consapevole di essere l’oggetto del suo sguardo. Si offre così all’ammirazione del pubblico come una grande diva protagonista del palcoscenico e dello spettacolo dei nostri tempi.
D’altra parte invece, per tutti coloro i quali non capiscono nulla di arte, come mai alla Dama con l’ermellino, sempre di Leonardo, preferiscono La Monnalisa?
Se, per assurdo, trovassimo nella stessa stanza La Gioconda (Parigi) e La Dama con l’ermellino (Cracovia), a quale fareste prima la foto? E in seguito, quale delle due foto scattate postereste per prima repentinamente sui social?
Probabilmente tutti farebbero la foto prima alla Gioconda. E come mai?
Perché è una grande allucinazione collettiva.
Ma La Gioconda è solo l’esempio estremo di una società che tende all’omologazione di massa.
L’omologazione di massa, il conformismo e l’anticonformismo (che diventa esso stesso una seconda identica modalità di conformarsi), possono essere considerati l’inseguire mode e stili solo per essere “à la page”, l’adeguarsi a quello che fanno tutti gli altri in un contesto sociale o in un ambito lavorativo per essere accettati e considerati alla pari, per sentirsi parte del gruppo della società e rientrare tra coloro che sono accolti, ricevuti come simili e ben giudicati. In tale senso quindi, la massa è tutta uguale, veste, parla, si atteggia, compra gli stessi beni, frequenta gli stessi luoghi, in pratica fa tutto quello che fanno gli altri adattandosi come delle controfigure, delle copie degli altri, rinunciando ad una propria personalità, unica e speciale per preferire quella del gruppo, sentendosi così accolti e facenti parte dello stesso.
Si tende al conformarsi in un gruppo fin da bambini e il tutto peggiora poi con l’adolescenza. Secondo la dottoressa Chiara Facchetti, psicologa esperta in diagnosi e cura delle principali problematiche psicologiche e relazionali dell’adolescente e dell’età infantile, i gruppi di coetanei non sono così selettivi nei confronti, per esempio, di chi non ha le stesse possibilità economiche.
Tuttavia, dice la Facchetti, lo scegliere un gruppo di amici così diversi da sé potrebbe già essere un segnale di sottile disagio. Perché altrimenti una persona dovrebbe sentire l’esigenza di assomigliare a chi è così lontano da sé, mettendo in campo anche così grandi dispendi di energia e denaro. Anche nella scelta dei coetanei rientra in qualche modo l’indice di autostima che si possiede: se io non mi piaccio, cercherò di frequentare chi io vedo come un modello a cui sperare di assomigliare, e farò di tutto per farmi accettare da esso, per avere la dimostrazione che qualcosa, in fondo, valgo anche io.
E così che quindi, si finisce per rinunciare alla propria identità per adeguarsi agli altri e ciò genera spesso delle frustrazioni e si finisce con il sentirsi comunque inadatti ed infelici. La cosa buffa, è che non è mai lo stile di vita, la moda o l’esempio da seguire ad essere messi in discussione. Crediamo piuttosto di essere noi il problema e così finiamo per pensare di essere sbagliati.
“Spesso c’è più buon senso in uno solo che in tutta una folla” diceva lo scrittore romano Fedro.
Però a farci sentire sbagliati influisce tanto anche la società in cui viviamo. Chi non si omologa in nessun gruppo ed è quindi “diverso”, viene etichettato come “strano” e finisce per essere emarginato. Quindi sentirsi sbagliati è molto facile e preservare la propria identità senza sentirsi mai in difetto è molto difficile.
E quindi per preservare il nostro “Io” dalle insidie esterne, bisogna seguire un po’ l’esempio di Antigone, personaggio dell’omonima tragedia sofoclea, che era definita la “strana per eccellenza”, che è andata coraggiosamente contro ogni convenzione sociale, per seppellire il fratello e far valere le sue idee.
Celebre è anche l’esempio di Franca Viola, che è stata la prima a dire no al “matrimonio riparatore” andando contro a una società, al tempo, patriarcale e maschilista.
Anche noi, come queste due donne, dobbiamo avere il coraggio, di essere noi stessi, di dire quello che realmente pensiamo, di vestirci come vogliamo e di amare di vogliamo.
Siate come il sole e non la luna. Non permettete a nessuno di farvi brillare di luce riflessa.

Alice Morreale VCC