Questi giovani di oggi

Dal 15 al 30 settembre 2021 si è svolta la 76esima assemblea generale delle Nazioni Unite, durante la quale i temi affrontati sono stati numerosissimi, dalla salvaguardia ambientale alla pandemia, dai diritti degli uomini alla pace nel mondo e molti altri ancora.

Tra i discorsi effettuati dai vari Presidenti lì presenti, uno in particolare che ha colpito profondamente le attenzioni del mondo è stato quello della band sudcoreana BTS, i cui componenti erano presente all’Assemblea in quanto nominati dal presidente sudcoreano “Invitati speciali presidenziali per la cultura e le generazioni future”. L’argomento centrale del loro discorso è stato quello dei giovani e le loro vite durante la pandemia, argomento che è stato presentato nel modo più realistico possibile.

Per prima cosa, i BTS hanno parlato di come sono state le loro vite nel corso della pandemia, delle delusioni che hanno provato nel vedere il mondo fermo e nel non poter far nulla per rimetterlo in movimento. Hanno sostanzialmente descritto la maggior parte di noi durante lo scorso anno: attoniti, forse disorientati, di fronte all’umanità in difficoltà. Siamo stati spesso additati come coloro che non facevano altro che lamentarsi, che “non affrontavano la situazione in modo maturo”, quando in realtà ci trovavamo con le mani in mano aspettando che il mondo ripartisse, insieme alle nostre vite.

Il gruppo ha puntualizzato anche come i giovani abbiano visto correre via i momenti più importanti della loro vita come nulla fosse, soprattutto lauree e maturità. La scuola in quei mesi ha smesso di esistere, niente compagni, niente professori, niente giochi e niente chiacchiere. La didattica a distanza è ancora oggetto di infinite discussioni da parte dei politici, ma migliaia sono stati gli studenti ad affermare di essere esausti di guardare ogni mattina uno schermo, lo stesso schermo.

E tra lo stare chiusi in casa e l’utilizzare più del solito cellulari, computer e tablet, negli ultimi tempi siamo anche stati nominati “la generazione persa del coronavirus”. Che parolone, no?

Generazione persa, come se quello che siamo e che saremo fosse ormai stato marchiato a fuoco dalla pandemia.

Per ribadire quanto questo nuovo appellativo fosse sbagliato, la band ha affermato: “I giovani del covid non sono una generazione persa, piuttosto sono una generazione che sta cercando di farsi coraggio e trovare una nuova strada. Stanno cercando di non abbattersi, ma provare cose nuove ed è più che sbagliato definirli “persi” solamente perché gli adulti non riescono a vedere le strade che stanno percorrendo; non sono persi, stanno trovando una via per ritornare alla luce. Più che una generazione persa, noi siamo una “welcome-generation”, una generazione che dà il benvenuto ai cambiamenti anziché temerli e li affronta come si deve. La situazione data dalla pandemia non ci permetterà di fare sempre le scelte esatte, ma questo non significa che non ci sia più niente da fare per noi”.

Credo fortemente in ogni parola di questo discorso e credo ancora di più nella nostra generazione, cosa che dovremmo fare tutti, piccoli e grandi. La speranza non ci manca e dobbiamo ricordare che non sarà una pandemia a far crollare i nostri piani e soprattutto i nostri sogni.