ITALIA DISUGUALE

“A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla felicità”. E’ così che recita la parte finale di un articolo della Dichiarazione d’Indipendenza Americana del 4 luglio 1776. Nella storia delle costituzioni democratiche e delle norme fondatrici di uno Stato è la prima volta che viene sancito “il diritto alla felicità”. Nell’art. 3 della nostra Costituzione Italiana si coglie un accenno implicito al diritto alla felicità intesa come “pieno sviluppo della persona umana” laddove si dice che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”

Questo primo comma, pone il principio della uguaglianza giuridica dei cittadini (uguaglianza formale) intesa come regola fondamentale dello Stato di diritto per cui vige il noto brocardo «la legge è uguale per tutti» stampato, in lettere cubitali, nelle aule dei tribunali.

Al secondo comma invece, è assegnato allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, ed è sancita l’aspirazione all’uguaglianza di fatto (o uguaglianza sostanziale).

Ma ad oggi, in Italia, questa “uguaglianza sostanziale” è stata raggiunta?

Se prendiamo in considerazione l’indice di Gini, il Paese più diseguale dell’Europa Occidentale è proprio l’Italia! Infatti, la disuguaglianza sociale in Italia è a quota 33,4 punti (l’Ocse calcola il coefficiente da 0 a 100 e non da 0 a 1 come l’Istat) e veniamo superati solo dai Paesi dell’Europa dell’Est. In testa alla classifica della disuguaglianza sociale in Europa ci sono infatti Bulgaria, Lituania, Lettonia, Serbia e Romania.

Ma andiamo con ordine: che cos’è l’indice di Gini? E’ l’indicatore per eccellenza per misurare la disuguaglianza tra ricchi e poveri. Misura come è distribuito il reddito di un dato Paese o di una data regione, tra le famiglie. L’indice di Gini va da 0 a 1: lo 0 sta per assenza totale di disuguaglianza, e la disuguaglianza massima. Se in Italia l’indice di Gini fosse pari a 1 avremmo il massimo di disuguaglianza sociale perché tutta la ricchezza sarebbe in mano ad una sola persona.

Le disparità più evidenti sono il divario meridionale e il mancato raggiungimento della parità di genere.

Per quanto riguarda quest’ultima, tra uomo e donne ci sono molte differenze, per esempio una donna all’interno di un contesto lavorativo viene pagata meno rispetto all’uomo proprio perché manca appunto quella che noi definiamo parità. Perché la donna viene presa meno in considerazione dell’uomo? Se noi ci facessimo caso senza la donna l’uomo non esisterebbe. Per questo siamo tenuti a far riconoscere uguali diritti sia per l’uomo che per la donna ed è proprio questo che s’intende con parità di genere che è una condizione nella quale le persone ricevono pari trattamenti, con uguale facilità di accesso a risorse e opportunità, indipendentemente dal genere, a meno che non ci sia una valida motivazione.

Mentre per quanto riguarda il sud Italia?

Ancora oggi il sud è caratterizzato, rispetto al resto della penisola, da uno stato di povertà. Insomma, la ricchezza (economica, ma non solo) non è uniforme nel Paese. Basti pensare (ed osservare) che nella cartina delle regioni europee sul Pil pro-capite il Meridione si trova allo stesso livello di alcune regioni dell’Europa dell’Est del disciolto blocco sovietico al contrario del Nord, in linea con la media dei Paesi dell’Europa centrale, per esempio con la Germania! Un dato sconfortante che è stato oggetto di studi multidisciplinari (politica, economia, sociologia, storia) per stabilirne le cause. Questa disparità a cosa è dovuta?

Secondo un’analisi storica le cause sono da attribuire al Risorgimento.

Nel Regno delle due Sicilie l’economia era prevalentemente agricola e scarsamente industrializzata, riforme ed investimenti assenti e politica estera (e commercio) isolazionista. Questi fattori avrebbero fatto sì che il Sud rimanesse “indietro” in tutti i sensi rispetto al resto d’Europa.

In conclusione speriamo che queste disparità che ho citato (che è solo una delle problematiche che affliggono il nostro paese) si possano risolvere al più presto, per un Italia più equa e più giusta.