ROSARIO LIVATINO, LA BEATIFICAZIONE E L’IPOTESI DI TRASLAZIONE DELLA SALMA

La salma del giudice canicattinese Rosario Livatino potrebbe lasciare la tomba di famiglia nel cimitero di Canicattì per essere traslata nella cattedrale di Agrigento. Sarebbe, questa, una delle principali conseguenze nel caso in cui il processo di beatificazione del giudice ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990 dovesse andare a buon fine.
Come si sa, è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione del magistrato. Proprio nei giorni scorsi peraltro Papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale Francesco Montenegro, che da arcivescovo di Agrigento ha aperto e chiuso la fase diocesana del processo, monsignor Vincenzo Bertolone, che è il postulatore generale della causa, e monsignor Alessandro Damiano, arcivescovo coadiutore di Agrigento. Nell’ambito del dibattito, non soltanto prettamente ecclesiale, ma anche civile, sta facendo molto discutere l’ipotesi secondo cui la salma di Rosario Livatino possa essere traslata nella cattedrale di Agrigento. E proprio sull’argomento è recentissima la presa di posizione da parte di un gruppo di cittadini canicattinesi estimatori del magistrato, che ha inviato una lettera al cardinale Montenegro, chiedendo chiarimenti circa l’ipotesi di un effettivo trasferimento della salma di Livatino in un altro luogo, diverso da Canicattì. Il gruppo si è detto «profondamente contrario perché tradirebbe la volontà di Rosario di vivere e restare a Canicattì. E’ noto – hanno aggiunto – che lo stesso giudice e i suoi genitori hanno sempre pensato di rimanere uniti in una sola cappella di famiglia». Anche il sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura, si è detto contrario a qualunque ipotesi di trasferimento della salma: «Rosario Livatino rappresenta un pezzo illustre della storia della nostra città e per questo deve restare qui con tutto il suo patrimonio di idee, esempi e valori. Piuttosto cercheremo di impegnarci per far sì che la testimonianza sia quotidiana».
Quindi la salma del magistrato, martire di giustizia, deve rimanere nella tomba di famiglia nel cimitero di Canicattì o deve essere custodita nella cattedrale di Agrigento? Tutte e due le ipotesi, sebbene contrastanti, hanno dei pro e dei contro. Nel caso in cui, infatti, la causa di beatificazione e canonizzazione dovesse avere, come tutti noi auspichiamo, esito positivo, è evidente che Rosario Livatino acquisirebbe, più di quanto non lo abbia già, lo status di patrimonio collettivo non solo civile ma anche religioso, e dunque la traslazione darebbe la possibilità a tutti i fedeli di potersi raccogliere in preghiera davanti la salma del magistrato. E in quale altro luogo, se non nella cattedrale di Agrigento, i fedeli potrebbero venerare le spoglie del giudice? D’altro canto, non possiamo ignorare la profondità del legame che univa il magistrato ai suoi genitori, legame che, probabilmente, dovrebbe essere tenuto in considerazione anche dopo la sua morte.