Mangia con la bocca chiusa!

La misofonia è una reazione negativa e intollerante a uno o più suoni, indipendentemente dal fatto che siano forti o deboli o dalle caratteristiche acustiche dei suoni stessi. Il tipo di suono che scatena la reazione è specifico di ogni individuo e può scatenare reazioni di rabbia, ansia o addirittura panico. Deriva dai termini greci “μισος” e “φονος”, rispettivamente “odio” e “suono”. Nel corso degli anni in tantissimi hanno sofferto di sensibilità al suono e misofonia, ma questa è stata riconosciuta come patologia solo a partire dagli anni ’90. Si stima che ad oggi le persone affette da misofonia siano circa il 20% della popolazione mondiale. Può interessare individui di ogni età ma sono maggiormente colpite le donne in età prepuberale.

Clinicamente la misofonia è descritta come un’avversione in grado di generare una reazione emotiva negativa (con presenza di ansia, rabbia, stato di agitazione) a suoni specifici, quali rumori masticatori, atti deglutitori, rumore dei passi delle persone ecc… Tale intolleranza non è tanto legata al volume del rumore che genera fastidio, bensì alla sua qualità. Tipicamente a evocare vere e proprie reazioni di odio e rabbia sono rumori di origine umana. Nella maggioranza dei casi tutti questi fenomeni non sono legati a un’alterazione della soglia uditiva, infatti si tratta spesso di pazienti in giovane età con un udito normale. La misofonia di solito fa la sua comparsa durante l’infanzia o l’adolescenza, rendendo insopportabili alcuni rumori che spesso sono prodotti da attività umane abituali come camminare, mangiare, bere, lavorare al computer. Talvolta vi è un’associazione con una specifica persona che diventa bersaglio della rabbia del paziente misofonico. Inoltre, poiché questi rumori sono imprevedibili, il paziente rimane perennemente in stato di allerta che genera ansia e adotta condotte di evitamento fino a chiudersi in solitudine o indossare sempre tappi alle orecchie. Gli esperti ritengono che in questo caso l’intolleranza ai suoni sia riconducibile a un errore di collegamento non traumatico che associa determinati suoni a reazioni emotive. Per questo motivo, il controllo delle proprie emozioni e la capacità di rilassarsi attivamente sono particolarmente importanti per chi ne è colpito. L’avversione a tutti i possibili rumori che si verificano quando si mangia è particolarmente comune. Tuttavia, un semplice fastidio dovuto a questi rumori non significa è implica necessariamente la presenza di misofonia. La nostra impronta culturale e la buona educazione a tavola ci rende intolleranti verso questo tipo di suoni per natura. Se però si parla di una vera e propria misofonia legata ai rumori alimentari, spesso il misofonico prova una vera e propria rabbia per la gente che mastica in maniera eccessivamente rumorosa, e può addirittura arrivare a reagire in maniera disgustata o, nel peggiore dei casi, violenta, poiché la rabbia prende il sopravvento sulla persona stessa.

La misofonia, quindi, è una condizione da considerare patologica in determinati tipi di soggetto, ma per fortuna è un disturbo che si può riuscire ad attenuare e, nel migliore dei casi, curare.

I sintomi della misofonia sono risposte comportamentali a suoni e/o rumori specifici. Le più comuni consistono in: fastidio o disagio, episodi di panico, talvolta anche incontrollato, episodi di rabbia, agitazione, aggressività e irritabilità, tendenza ad allontanarsi dalla fonte del suono verso cui c’è intolleranza, attacchi d’ansia, con sintomi fisici delle reazioni attacco-fuga (come tensione muscolare, sudorazione, battito cardiaco accelerato) e disgusto.

Tutto ciò può essere causato da:

  • Suoni orali, come mangiare, sorseggiare una bevanda, baciare, succhiare attraverso una cannuccia, deglutire i cibi, mangiarsi le unghie, sputare, leccare, usare il filo interdentale, masticare, raschiare i denti sulle posate, lavarsi i denti, sgranocchiare cibi croccanti, digrignare i denti, scrocchiare la mascella.
  • Le voci dal tono nasale, ronzante, ovattato o sibilante, i canti stonati e i suoni vocali emessi in occasione delle interiezioni “ah!”, “eh!”, “oh!”
  • I rumori prodotti in occasione di: respiri profondi, sbuffi, fischi col naso, russamento, difficoltà respiratorie, respiro congestionato e singhiozzo, il suono nasale di sbadigli, starnuti e dell’atto di “tirare su col naso”.
  • L’abbaio dei cani, il cinguettio degli uccelli, il gracchiare delle rane, il lappare e il piagnucolare di cani e gatti.
  • I suoni emessi con i movimenti del corpo, come: lo scrocchio delle articolazioni (collo, mani, gambe), il rumore emesso dalle unghie che battono su un tavolo o il rumore prodotto da certi tipi di calzature (come le scarpe col tacco)
  • I suoni emessi dai bambini piccoli quando piangono, balbettano, urlano.
  • I suoni ambientali, come: le suonerie dei cellulari, il ticchettio degli orologi, il rumore delle stoviglie che sbattono tra di esse, lo sbattimento di porte e finestre, i clacson degli automezzi, un volume troppo elevato di radio o TV, il rumore della tastiera del computer, lo sfregamento di determinati oggetti su certe superfici.

La misofonia può interessare la sfera sociale, con la persona affetta che arriva a evitare determinati luoghi, il posto di lavoro, la scuola, l’ambiente familiare pur di non sentire il suono fastidioso, causa dei sintomi d’intolleranza. Da ciò, le complicanze che ne possono derivare sono principalmente due: tendenza all’isolamento e difficoltà nello stabilire e/o mantenere i rapporti interpersonali. Le persone affette da misofonia si sentono spesso alienate e incomprese perché succede spesso che gli altri li definiscano isterici e ultrasensibili.

 

Per una diagnosi ci si reca da medici specializzati in audiologia, medici psichiatri, terapisti del linguaggio e psicologi. Prima di tutto ci si basa sul racconto del paziente che può essere completato da questionari autosomministrati, i quali forniscono un punteggio all’impatto della misofonia sulla qualità della vita (molto diffusi il Misophonia Questionnaire e l’Amsterdam Misophonia Scale).

Per la cura del disturbo si evidenzia come la Tinnitus Retraining Therapy (TRT) utilizzata per gli acufeni possa avere efficacia clinica anche nei confronti di misofonia, iperacusia e fonofobia. La terapia consiste nel counselling, guidato da personale esperto, che ha l’obiettivo primario di rendere il paziente consapevole di cosa stia fisiologicamente succedendo al suo udito e quanto sia importante sganciare l’attenzione dai suoni che arrecano fastidio, e la terapia del suono, effettuata con costanza mediante l’esposizione a suoni piacevoli a volumi più che tollerabili, favorisce quel meccanismo di desensibilizzazione ai suoni molesti in modo da trasformare l’associazione tra mondo uditivo ed emotivo da negativa e spiacevole in positiva e gradevole, come è naturale che sia.

Inoltre è consigliabile evitare per un periodo di tempo di esporsi al silenzio, condizione che favorisce la percezione dei suoni fastidiosi che catalizzano l’attenzione, così come non indossare protezioni auricolari, che impediscono il ripristino del normale rapporto di equilibrio con l’ambiente sonoro esterno e paradossalmente aumentano la selezione dei rumori fastidiosi da parte del sistema nervoso centrale.

In conclusione, nonostante la misofonia sia molto diffusa, purtroppo è un disturbo sottovalutato; per cui se si ha il sospetto di soffrirne è meglio rivolgersi ad uno specialista ed intervenire in modo da migliorare il benessere psichico e sociale della persona!

 

Sofia Giardina IIIBC