Disinformazione e fake news

L’informazione è un campo molto delicato che ha sempre creato timore nelle persone. Da una parte c’è la necessità di sapere cosa sta accadendo e perché, dall’altra ci si scontra con quel terreno debole che è la narrazione della realtà, per sua natura ingannevole. Può tendere ad essere oggettiva, ma non esserlo al 100%.

Infatti la pubblicazione e diffusione di notizie false è diventata in questi anni un fenomeno dilagante, complice anche la pandemia che, come riferisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stata accompagnata da una massiccia “infodemia”, cioè dalla circolazione di una grande quantità di informazioni non sempre vere e accurate, che ha aumentato in misura esponenziale la disinformazione ed è stata capace di danneggiare gravemente privati e aziende, influenzare l’opinione pubblica su temi importanti come la salute e la sicurezza, condizionare la politica, distruggere la reputazione di figure pubbliche e non solo. Il Ministero della Salute, così come giornalisti, ricercatori, operatori sanitari, esperti di comunicazione hanno ritenuto necessario occuparsi di questo problema e hanno stilato liste di indicatori per identificare le fake news e per riconoscere la buona informazione. La “infodemiology”, disciplina che studia l’infodemia, è nata negli anni Novanta e ha prodotto diverse griglie di valutazione. L’argomento è da anni oggetto di studi e di interventi ma è esploso con la pandemia in corso. Nell’emergenza Covid-19, in cui coerenza, credibilità e attendibilità delle informazioni su misure preventive, diffusione del virus, farmaci e vaccini sono essenziali per le decisioni che le persone devono prendere, la diffusione di notizie false è particolarmente grave. Si tratta dunque di un tema di attualità cruciale, che riguarda da vicino tutti noi e che riguarda un principio fondamentale della nostra società: il diritto a una corretta informazione. Già in passato si è cercato di influenzare le persone e le opinioni per mezzo di informazioni false. La digitalizzazione e i social media hanno soltanto intensificato questa tendenza. L’informazione falsa si propaga in modo estremamente veloce, grazie alla condivisione che avviene in maniera molto facile attraverso l’uso dei social network: in questo modo, vengono messe in circolazione enormi quantità di notizie e diventa estremamente difficile riuscire a riconoscere una notizia vera da una falsa. I Social Network sono ormai diventati un canale ad uso quotidiano non solo per la comunicazione tra utenti, ma anche come canale di diffusione di notizie e, in generale, di messaggi. Questi canali favoriscono infatti la diffusione di informazioni di qualsiasi provenienza (es. siti web poco attendibili, profili falsi)  che possono riguardare diversi ambiti, dalla religione alla scienza, dalla medicina alla politica.

Questo porta con sé delle conseguenze molto gravi poiché basare il proprio ragionamento su informazioni false porta ovviamente a conclusioni altrettanto false. Tra l’altro  le fake news utilizzano strategie di comunicazione molto efficaci e persuasive e sono costruite per fare in modo che una gran parte della notizia sia vera o verificabile, ma mai tutta.

Creare una notizia falsa non è un reato, così come non lo è divulgarla. Infatti si sta cercando di creare una disciplina appropriata in quanto il fenomeno si sta espandendo sempre di più. La diffusione di fake news diventa illecito quando turba l’ordine pubblico e porta al reato di diffamazione aggravata. Gli articoli del Codice Penale che regolamentano il fenomeno delle fake news e della diffamazione sono:

  • L’articolo 656 del Codice Penale sanziona con la pena dell’arresto fino a tre mesi o una multa fino a 309 euro, per chi pubblica o diffonde una notizia “falsa, esagerata o tendenziosa” idonea a turbare l’ordine pubblico.
  • L’articolo 595 del Codice Penale sanziona con la reclusione fino a un anno o con una multa fino a milletrentadue euro, per chi comunicando con più persone, offende la reputazione altrui.

 

La velocità con la quale al giorno d’oggi viaggiano le notizie fa sì che i tempi che in passato venivano usati dai giornalisti per selezionare e verificare le notizie, ora siano notevolmente ridotti. Infatti, è importante affrontare il problema delle fake news, ma bisogna essere attenti a come risolverlo. In alcuni casi l’intervento dello Stato con leggi appropriate è essenziale per impedire a chiunque di divulgare e promuovere sul web informazioni false o distorte non solo in siti Internet, ma anche attraverso la creazione di blog o di profili sui social network e, dunque, diffondere la disinformazione.

Francesca D’Angelo IIBC