Pillole di filosofia

Corre l’anno 1999 e, così come il mondo si affaccia alle innovazioni dell’incombente nuovo millennio, anche la settima arte subirà un notevole cambiamento apportato dall’uscita di Matrix. Il film degli allora fratelli Wachowski rientra convenzionalmente nella categoria “fantascienza” ma è in realtà molto di più; si tratta di un cult che rende evidente il progresso tecnologico, ridefinisce l’estetica e il peso iconico della fantascienza stessa, ed è manifesto cinematografico di questioni filosofiche che almeno una volta nella vita, tutti ci poniamo.

Sino ad allora i rapporti tra cinema e filosofia erano stati insufficienti, ma Matrix li rende cardine della propria trama e affascina lo spettatore, che si trova a riflettere su temi imponenti quale la scelta tra “pillola rossa o pillola blu”. La pillola rossa è una metafora di un cambiamento che coinvolge la forma mentis di una comunità stanca della schiavitù delle illusioni, l’esatto contrario è invece la pillola blu.

“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

Per capire al meglio alcuni dei numerosi dilemmi ontologici di Matrix, occorre rintracciarne i reali fautori, ovvero i filosofi che hanno ispirato le sorelle Wachowski nella scrittura di un così articolato copione.

I NUMERI COME ENTITA’ REALI

Durante la scena iniziale del film Matrix compaiono gli iconici caratteri verdi su sfondo nero, essi celano la verità circa la realtà simulata in cui gli uomini vivono. In questa scena dell’ingresso nel sistema informatico di Matrix, le sorelle Wachowski hanno preso molto del pensiero filosofico di Pitagora, il quale concepisce i numeri come entità reali.

IL MITO DELLA CAVERNA

Si pensi a Platone e al celebre “mito della caverna” in cui il filosofo compone una sorta di allegoria su cui Matrix chiaramente si basa. Dentro una caverna uomini schiavi sono incatenati alla roccia, costretti a guardare di fronte a sé verso il fondo della caverna. Fuori da essa si erge un muretto, dietro al quale camminano, nascosti, degli uomini che portano sulle proprie spalle statue rappresentanti tutte le cose esistenti. Dietro a questi uomini arde un fuoco che proietta sul fondo della caverna le ombre delle statue; gli uomini schiavi, costretti a guardare davanti a sé e impossibilitati a voltarsi, scambiano le ombre che appaiono sulla parete della grotta per la vera realtà. Se uno schiavo riuscisse a scappare, dice Platone, inizialmente sarebbe accecato dalla luce del sole, ma poi finalmente riuscirebbe a vedere chiaramente la verità, di cui le ombre sono solo una pallida copia. Se poi volesse tornare nella caverna per rivelare agli altri schiavi la verità, non sarebbe creduto ed anzi verrebbe ucciso. Perciò chiaro è il richiamo della trama di Matrix al mito platonico quando narra le avventure del protagonista Neo una volta che viene liberato dalle catene dell’illusione in cui vive. Inoltre, Neo (come nel mito) ha scoperto la verità sepolta nella Matrice e vuole svelare agli altri uomini l’inganno di un’esistenza illusoria, fatta solo di ‘ombre’, cioè di immagini virtuali. Ma anche lui incontrerà degli uomini che non vogliono essere liberati e che cercheranno di ucciderlo, pur di non essere ‘svegliati’ dal sogno apparentemente confortevole imposto dalle macchine.

COGITO ERGO SUM

Il film Matrix prende in considerazione anche la filosofia di Cartesio e del suo mettere in dubbio ogni conoscenza tradizionale, addirittura quella dell’esistenza stessa. Così come il filosofo francese, il protagonista mette in dubbio ogni cosa e prende atto della propria esistenza come soggetto pensante, della vera essenza delle cose e del compito che deve assolvere in quanto Eletto: liberare l’umanità dalla tirannia mistificante di Matrix.

IL TEMA DELLA SCELTA

Per Kierkegaard l’uomo è chiamato a fare delle scelte, solo in questo modo egli riesce a dare un’impronta e una direzione alla sua esistenza, le scelte che egli compie riescono infatti a indirizzarlo verso un destino ben preciso. Un esempio lampante delle scelte che compie l’uomo nel corso della sua vita può essere rappresentato da Neo in Matrix, la sua scelta tra pillola rossa e pillola blu: cambiamento o illusione.

VELO DI MAYA

Per Schopenhauer il velo di Maya rappresenta ciò che nasconde la realtà delle cose. Il mondo sensibile, per il filosofo e in Matrix, non è altro che una realtà fallace che nasconde la vera realtà, quella spietata e crudele. Esattamente come il mondo reale che Neo scopre, in cui le macchine dominano sugli umani e li sfruttano per sopravvivere. Gli uomini hanno, quindi, valore solo in quanto mezzi usati per garantire la continuità della specie delle macchine. La Volontà, il cieco impulso di vivere di cui parla il filosofo corrisponde esattamente all’istinto di sopravvivenza delle macchine: così come la Volontà, esse hanno un unico scopo cioè quello di riprodurre sé stesse.

LA DIALETTICA SERVO-PADRONE

Nella dialettica servo-padrone di Hegel, il padrone domina il servo, e consuma ciò che il servo produce, esattamente come l’essere umano sviluppa una sofisticata intelligenza artificiale, e consuma il loro prodotto, la loro energia. Così avviene un ribaltamento dialettico nel quale il servo acquisisce consapevolezza di sé di quello che è in grado di fare e di quanto sia il padrone ad aver bisogno di lui. La stessa cosa avviene per le macchine che riescono a soggiogare l’uomo, il quale da creatore e padrone diviene servo, e verrà utilizzato come batteria per produrre energia elettrica come sostentamento. Le macchine realizzano il programma Matrix in cui gli esseri umani vivono la loro vita in un perenne sonno, convinti però di vivere la realtà. Assistiamo dunque alla vittoria del servo sul padrone.

TEMET NOSCE

Nella trilogia cinematografica di Matrix l’Oracolo ha una targa in legno che riporta la scritta «temet nosce», che serve da ammonimento e da guida ai potenziali Eletti, come Neo, per capire loro stessi. A Talete di Mileto una volta fu chiesto: “Qual è la cosa più difficile?” Ed egli replicò: “Conoscere se stessi”. Anche il filosofo greco comprese che l’assioma “conosci te stesso!” è il compito più difficile con cui può venire alle prese un essere umano.

“Conosci te stesso”. Voglio confidarti un piccolo segreto: essere l’Eletto è come essere innamorato. Nessuno può dire se sei innamorato, lo sai solo tu. Te ne accorgi per istinto.

Tutto ciò dimostra come un concetto “antico” e “astratto” come la filosofia, possa invece essere molto attuale e concreto, influenzando tutto quello che ci circonda. Evidentemente anche il mondo del cinema attinge e si serve di pensieri filosofici, li ingloba e facendoli propri ne mantiene viva la memoria.

 

Ginevra Merulla IIIBC