Eroi dell’antimafia: Paolo Borsellino (parte 1)

Il secondo eroe di cui narrerò la storia in questo articolo è Paolo Borsellino. Nasce il 19 gennaio 1940 a Palermo, nel quartiere della Kalsa, dove conosce l’amico e successivamente collega Giovanni Falcone. Nel 1962, a soli 22 anni, si laurea in Giurisprudenza e l’anno successivo entra in magistratura, divenendo così il magistrato più giovane d’Italia fino a quel momento. Nei sei anni successivi è stato pretore di Mazara del Vallo e di Monreale. Mentre lavora a Monreale, conosce il capitano dei Carabinieri, Emanuele Basile. Nel ’75 viene trasferito presso l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, e lì conobbe Rocco Chinnici, che divenne nel frattempo capo dell’Ufficio Istruzione. Fino al 1980 lavora con passione assieme al capitano Basile e nello stesso anno arriva l’arresto dei primi sei mafiosi. Ma dopo l’uccisione di Emanuele Basile, a Borsellino viene assegnata la scorta. Le sue abitudini cambieranno per sempre da quel momento in poi. In data 5 marzo 1980 Paolo Borsellino viene nominato magistrato d’appello. Sempre in quell’anno viene istituito il pool antimafia, un gruppo di 4 magistrati (Falcone, Borsellino, Di Lello e Guarnotta) che hanno cambiato il modo di combattere il crimine organizzato. Ma dato che Chinnici fu assassinato il 29 luglio del 1983, a capo del pool antimafia viene nominato Antonino Caponnetto. E’ con lui che il pool ha il maggior successo, perchè sotto la sua sua direzione si forma, inizia e si conclude il Maxiprocesso, il più grande processo mai fatto contro la mafia. Diciannove ergastoli e duemilaseicentosessantacinque anni di reclusione inflitti a 346 condannati, mentre 114 imputati sono assolti. Ma dopo questo processo, momento di massimo splendore del pool, inizia un declino costante: nel 1988 viene nominato capo del pool antimafia Antonino Meli, che certamente è favorito data l’anzianità di servizio, ma non ha alcuna esperienza su processi di mafia. Borsellino reagisce con due interviste di fuoco, dato che dichiara espressamente che con questa scelta il pool antimafia viene disfatto. Per queste dichiarazioni fu sottoposto a provvedimento disciplinare, ma è difeso dall’amico e collega Giovanni Falcone. Si arriva al 1992: l’anno delle stragi e dei delitti perfetti. Il 12 marzo viene ucciso Salvo Lima, esponente massimo della DC cristiana; il 23 maggio viene barbaramente ammazzato Giovanni Falcone e il 19 luglio, alle 16:58, esplode un’autobomba che uccide il giudice assieme ai cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina.