Eroi dell’antimafia: Nicola Gratteri (Parte 2)

Come per la seconda parte di Paolo Borsellino, anche questo articolo sarà una riflessione sulle azioni e dichiarazioni fatte da Nicola Gratteri, che potrebbero destare stupore, ma che, se ci si riflette sopra, in realtà fanno capire come molte cose dovrebbero cambiare affinchè si possa davvero combattere questo famigerato fenomeno.
Il magistrato calabrese è solito fare proposte che potremmo definire utopistiche a primo acchitto, ma che in realtà, se si analizzano bene, c’è la reale possibilità che si possano realizzare. È notizia di due giorni fa che, in una lezione nel corso di Master in Intelligence all’Università della Calabria, egli abbia dichiarato che serva un sistema penale unico a livello europeo. Il che ci sembra davvero un’utopia piuttosto che una semplice dichiarazione. Ma subito dopo, approfondendo, ha spiegato: “Oggi le mafie investono non solo in Paesi ricchi e globalizzati come la Germania, o la Francia, o ancora la Svizzera, ma anche nei Paesi dell’Est Europa, dove si stanno investendo fondi europei consistenti. Tuttavia molti Paesi europei sono restii ad affrontare il problema sempre più crescente e ad adottare una legislazione antimafia più forte, in primo luogo perché non considerano un vero allarme le mafie; in secondo luogo perché un sistema giudiziario più pervasivo potrebbe minare la privacy dei loro cittadini, e per alcuni Stati questo non è immaginabile; in terzo luogo una legislazione più rigorosa, ad esempio, sul riciclaggio di denaro, potrebbe limitare i commerci e gli affari. E l’Italia, nonostante conosca a fondo questo fenomeno e abbia la legislazione più evoluta per contrastare la mafia, non si fa valere in Europa per adottare una legislazione capace di contrastare la mafia”. Ecco che, se solamente i Paesi europei tutti adottassero una legislazione in grado di minacciare l’economia delle mafie, si potrebbe davvero fare un enorme passo avanti nella lotta alla mafia.
In passato, inoltre, fece un’altra proposta che destò sorpresa: quella di abolire la Dia, creatura di Giovanni Falcone. Ma il magistrato spiega ancora una volta il perchè della sua proposta: dichiara che abolire la Dia significhi anche restituire alle rispettive forze dell’ordine gli agenti che prima lavoravano per un’altra istituzione; quindi – dice ancora – essendoci più agenti nel territorio si faciliterebbe il lavoro dei magistrati e, conseguentemente, si potrebbe fare ancora un altro passo nella lotta alla mafia.
Ecco che, traendo le conclusioni, penso che bastino solo queste due proposte perché si possa affermare che Nicola Gratteri è una cosiddetta “voce fuori dal coro”, che non segue alcuna corrente, e che al contempo fa riflettere coloro che lo ascoltano.