Il coming out in un mondo di odio

Penso che fare Coming out non sia per tutti facile. Bisogna contestualizzare la propria esperienza e i propri sentimenti. Uscire dal proprio armadio pieno di sicurezze e paure è un lungo passo, può divenire più o meno complesso: tutto ciò dipende se la persona a cui ci si sta aprendo sia capace di comprendere l’amore e la vastità delle sue forme. Fare Coming out non è assolutamente necessario, se le etichette diventano sempre più strette e ci si sente in una gabbia troppo piccola per le ali della libertà che tutti noi possediamo è più che giusto uscire alla luce del sole per mostrarsi così come si è. Ciò alle volte comprende perdere delle cosiddette “amicizie” che in realtà non hanno mai tenuto alla persona, eppure cambiare completamente la prospettiva in cui si vedeva una persona cara può causare destabilità ma questo non esclude il diritto di essere accettati e non odiati da persone incapaci di amare finite per odiare chi ama. Amare è un qualcosa che sin da piccoli le nostre famiglie ci han detto di fare, persino la domenica in chiesa le parole del prete riecheggiavano in quelle pareti alte: “Ama il tuo prossimo come te stesso”, ma non avremmo mai capito che quell’amore possedesse dei limiti e delle selezioni su chi amare: amare soltanto chi ama certe persone, il tutto sembra così angosciante e paradossale, perfino ridicolo. Da piccoli non sapevamo che al mondo ci fossero così tante persone che odiano, così tante persone che ucciderebbero e che uccidono chi è diverso da loro. La paura verso il diverso porta all’odio e al disprezzo, porta alle lacrime e alla disperazione, molto spesso l’odio termina con la morte, alle volte spontanea. Trovo molto tristi le persone le persone piene di se, di ma e di però: “Possono fare ciò che vogliono ma non in pubblico”, “Non offenderei mai nessuno però così si rischia di togliere il diritto di parola” o di offendere aggiungerei; “Non li discrimino ma Dio ha fatto gli uomini e le donne per un motivo”. Si dice che la mente umana sia la più evoluta tra tutte le intelligenze degli essere viventi, ma alcuni fatti possono farmi dubitare di ciò, certi fatti come l’amore da parte dei genitori, i genitori dovrebbero amare i propri figli senza condizioni, un figlio non è una creatura da plasmare, o meglio non del tutto, non sono i genitori a decidere come siano fatti i propri bambini, non sono loro a decidere da chi saranno attratti o chi ameranno nel futuro, in ogni caso lo dovrebbero accettare. Possiamo rendere migliore questo mondo colmo di odio e di insensibilità emozionale, forse tutto ciò di cui abbiamo bisogno è un po’ di empatia. Siamo tutti cittadini del mondo, osserviamo tutti la stessa luna, respiriamo allo stesso modo, quindi cos’è la diversità? Chi la definisce? In cosa consiste essere normali? L’essere umano è alla continua ricerca della felicità, ma come la si può pretendere se si pensa che non tutti la meritano, o meglio se si ostacola quella altrui? Le parole alle volte possono essere dei proiettili e la morte fisica non è l’unica ad esistere: si possono uccidere i propri sentimenti per rimanere intrappolati nella falsità, si può uccidere la propria personalità per divenire qualcun altro opposto a ciò che si è. Se abbiamo la libertà di scegliere scegliamo di amare chi ama perché per picchiare un ragazzo omosessuale non è l’unica forma di omofobia esistente, dal mio punto di vista l’omofobia consiste nel negare i diritti alle persone appartenenti alla comunità lgbt: il diritto al matrimonio, all’adozione, il diritto di essere tutelati, il diritto di non essere picchiati o denigrati e se ciò implica togliere il diritto di parola a coloro che odiano penso che sia più che giusto farlo. Se solo potessimo accettare e amare, il mondo sarebbe un posto dove la paura non possiede uno spazio nelle menti di tutti noi. Chi è a decidere chi dovrebbe meritare la libertà? Sicuramente non l’essere umano, forse nessuno.