I disturbi psicologici: cosa sono e perché non devono essere definite malattie

Spesso sentiamo parlare di “disturbi psicologici”, ma cosa sono?
Vengono definiti disturbi psicologici i problemi nella gestione delle emozioni, nel pensiero, ma anche nei comportamenti che portano poi all’incapacità di relazionarsi, di studiare, o anche al suo orientamento.
Ma cosa accade quando una persona soffre di questi disturbi?
Non è facile rispondere a questa domanda perché, come abbiamo detto prima, queste persone hanno problemi nel dialogare e quindi ad esprimere i loro malesseri. Ma per capire i trattamenti da poter applicare, gli psicologi suddividono la vita della persona per poi stabilire una prognosi che comprende rischi e benefici del paziente: i rischi dipendono dal quanto soffre la persona e quindi anche le ripercussioni.

Come si sviluppano?
Ci sono diverse cause che sviluppano questi disturbi, ma tutte sono collegate ai comportamenti umani: traumi familiari, droghe, traumi post parto o possono essere legati a fattori ereditari.
Tutti questi traumi portano poi a problemi di ansia, alla depressione, al bipolarismo che vanno ad aggravarsi sempre di più se non risolti subito.

La parola “malattia”
Spesso ci facciamo trasportare da persone, relativamente ignoranti sull’argomento, etichettando il disturbo con la parola “malattia”, solo perché pensano che a questa gente gli sia stata diagnosticata da un medico e venga curata come tale, tutto ciò è falso.
Come prima cosa è lo psicologo a diagnosticare questo disagio confrontando i comportamenti con quelli del DSM ( Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) e poi come ha detto Allen Frances, Psichiatra ed ex Presidente del Comitato Editoriale del DSM-IV “Il concetto di ‘malattia mentale’ è terribilmente fuorviante: questi cosiddetti disturbi mentali vengono diagnosticati come se si trattasse di malattie, ma in realtà sono solo descrizioni di comportamenti o pensieri (ciò che una persona dice o fa) – niente di lontanamente paragonabile con la definizione medica del termine malattia.”

Elisea Bennici IIIAC