Attacchi di panico: è davvero così importante parlarne?

Avete mai sentito parlare degli attacchi di panico?

Ebbene sì, è iniziato novembre, uno dei periodi scolastici con più compiti e interrogazioni, ma anche uno dei periodi che può causare più stress a livello psicologico.

Infatti, non a caso, ad oggi in Italia il 63% degli studenti afferma di aver avuto attacchi di ansia, di panico o vomito prima di interrogazioni o verifiche scritte almeno una volta durante la propria carriera scolastica.  Questo è solo un esempio, dei fattori scatenanti che potrebbero portare a un attacco di panico…ma cerchiamo di andare più affondo nella questione: in cosa consiste un “attacco di panico”?

Un attacco di panico è un breve episodio di ansia intollerabile, della durata di massimo venti minuti, totalmente inaspettato. Non fraintendete, l’ansia non è per forza un’emozione negativa, ad esempio, consente di avere una soglia di allerta quando si ci approccia ad una determinata situazione o può aiutare a studiare, proprio perché l’individuo sa che deve svolgere un compito e quindi essa lo motiva; oppure, ancora, può avvertire in caso di presenza di un pericolo. Il problema si pone nel momento in cui l’ansia viene recepita come troppo pervasiva e dominante ed è proprio ciò che molto spesso fa scaturire l’attacco di panico. Le cause determinanti di questo evento sono varie, a partire da condizioni vissute come particolarmente stressanti per la persona fino ad arrivare ad una semplice predisposizione genetica. Palpitazioni, sudorazione, tremori, dispnea, dolore al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di asfissia, sensazione di vertigine o svenimento, brividi o vampate di calore, parestesie, depersonalizzazione o derealizzazione, paura di impazzire e paura di morire sono solo alcuni dei sintomi che si possono provare in quell’esatto momento e che fanno entrare l’individuo in uno stato di confusione totale.

Ma quindi, se si ci trovasse in una situazione del genere, cosa bisognerebbe fare? E quando sarebbe il caso di rivolgersi ad un professionista?

La prima cosa da fare, di principale importanza, è mettere la persona che ha un attacco di panico a proprio agio: non urlare, piuttosto parlare con voce pacata e rassicurante; portarla in un luogo no troppo affollato; ma, soprattutto, non sminuire mai le paure. Infatti, frasi come “stai esagerando!” peggiorerebbero solo la situazione; è altrettanto importante non lasciare mai la persona da sola, o almeno finché non si sia ripresa completamente; può anche essere d’aiuto incoraggiare il controllo alla respirazione, infatti, riuscire a regolarizzare la respirazione significherebbe eliminare alcuni sintomi e calmarli.

Il problema “vero e proprio” degli attacchi di panico si presenta nel momento in cui esso fa scaturire un ulteriore paura, cioè quella di avere altri attacchi di panico, che vanno poi a configurare il disturbo di panico ed allora questo potrebbe essere il momento di rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta.

Inoltre, molto spesso gli attacchi di panico, vengono minimizzati e quindi il soggetto ne soffre è portato a sottovalutare il problema. Quindi la prima cosa che bisognerebbe fare, è riconoscere il problema e cercare di affrontarlo, anche con l’aiuto di un esperto.

 

Cristina Muratore IIBC