Libero Grassi fu tra i primissimi imprenditori a non piegarsi al “pizzo”, diventando così, inconsapevolmente, il simbolo della Sicilia onesta che si ribella al cancro sociale che è la mafia. Nato a Catania il 19 luglio del 1924 da una famiglia antifascista, a 8 anni si trasferisce a Palermo. Nel 1942 studia Scienze Politiche a Roma, ma successivamente entra in seminario, e non per pura vocazione, ma per evitare di combattere ingiustamente al fianco di nazisti e fascisti. Dopo un breve periodo passato a Palermo per studiare Giurisprudenza, negli anni cinquanta si trasferisce nel Nord Italia, più precisamente a Gallarate, dove, nel 1951, fonda col fratello una fabbrica che produceva biancheria da donna, e che riesce a dare impiego a circa duecentocinquanta operai. Negli anni ‘60 fonda la Sigma, un’azienda che da lavoro a circa centocinquanta operaie. Grassi continua liberamente il suo lavoro, fino a quando, verso gli inizi degli anni ‘90, riceve da un tale “geometra Anzalone” delle telefonate minatorie, in cui l’interlocutore dichiarava espressamente a Grassi di stare attento al suo magazzino, a suo figlio e a sé stesso. Libero Grassi però non si piega alle richieste incessanti e sempre più pressanti di pagare il pizzo. Nel 1991 egli scrive, sul Giornale di Sicilia, la famosa lettera “Caro estortore”, dove denuncia le richieste di pagare il pizzo, ma soprattutto accende i riflettori sul tema del racket. L’imprenditore collabora quindi con la polizia, che riesce a catturare i fratelli Avitabile, gli estortori che avevano tartassato Grassi. Quest’arresto, che sarebbe dovuto significare una vittoria, si trasforma invece in un calvario continuo, che lo porta ad essere assassinato il 29 agosto del 1991, alle sette e mezzo del mattino, mentre si recava al lavoro a piedi. Lo stesso giorno della sua morte fu insignito della Medaglia d’oro al valor civile: <<Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafia denunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità nell’individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell’opporsi al criminale ricatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio di integrità morale e di elette virtù civiche, spinte sino all’estremo sacrificio.>>
Per il suo omicidio furono arrestati, nel 1993, il killer Salvatore Madonia e il complice Marco Favaloro, oltre a figure di spicco di Cosa Nostra. Essi furono condannati in via definitiva solo nel 2008.
«Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui.»
(Libero Grassi, Caro estortore, Giornale di Sicilia, 10 gennaio 1991)