Esiste una filosofia Giapponese?

La filosofia nasce nell’antica Grecia intorno al VII secolo a.C.. Il primo filosofo fu Talete, egli,
infatti, fu il primo a domandarsi razionalmente quale fosse l’origine del Tutto. Così questa
ricerca prese il nome di ἀρχή (Arché). Il pensiero di ἀρχή cambia di generazione in
generazione: Talete trova l’origine nell’acqua, Anassimandro nell’Apeiron (un infinito da cui
scaturisce tutto seguendo un processo di separazione dei contrari), Anassimene nell’aria e
Eraclito nel Fuoco.
In seguito i filosofi spostarono lo sguardo verso l’uomo. Il più illustre filosofo è Socrate che
basava il suo metodo di indagine sul dialogo e sull’ironia, facendo diverse domande
all’interlocutore.
Ma esiste una filosofia Giapponese, Cinese o addirittura Orientale?
“Se partiamo dall’assioma che la filosofia parli greco, da sempre e per sempre, forse non ha
senso parlare di filosofia giapponese. Se diamo per implicito che l’essenza della filosofia sia
l’indagine del rapporto tra essere e pensiero, ontologizzando l’essere e facendone tutto
sommato una categoria del pensiero, allora sembra improprio parlare di filosofia
giapponese, o cinese, o persino orientale: a quelle latitudini una visione in cui l’essere sia
sostantivo e il pensiero razionale la pietra di paragone definitiva della realtà non trova
terreno fertile. Ma la filosofia è davvero solo questo? L’accostamento a un pensiero così
diverso dal nostro come quello giapponese è l’occasione per misurare la latitudine di questa
domanda” (G.J. Forzani, I fiori del vuoto).
Negli ultimi anni si sono diffuse diverse ideologie giapponesi che sono diventate una vera e
propria “filosofia di vita”.
La filosofia Giapponese nasce come unione del pensiero Shintoista, con quello di alcune
religioni Asiatiche, in primo luogo il Buddismo. Essa si basa su cinque concetti principali:
– Ikigai (生き甲斐)
La parola è composta dalle parole Iki ( 生き, dal verbo 生きる, “vivere” ) e gai ( 甲斐
,”ragione’’ ), che significa letteralmente “ragione di vita “. Può essere visto come “un motivo
per alzarsi la mattina”. Si parte dal ritrovo della felicità e dall’abbandono dell’IO.
– Mono no aware ( 物の哀れ )
Parola composta da mono ( 物, traducibile come ‘’cosa’’ ) e aware ( 哀れ, inteso come
‘’pathetico’’, simile al pathos ). Gli equivalenti italiani sono “pathos”, “sensibilità estetica” e
“investimento emotivo nelle cose”
– Kintsugi  ( 金継ぎ )
Kintsugi è l’unione delle parole “Kin” ( 金, oro ) e “tsugi” ( 継ぎ, unire ), che letteralmente
significa “unire con l’oro“. Il concetto del kintsugi parla di guarigione e resilienza. Gli oggetti
riparati con cura sembrano accettare il loro passato e diventare più forti.
-Wabi-Sabi ( 侘寂 )
Nell’estetica tradizionale della filosofia giapponese, il wabi-sabi rappresenta una visione del
mondo incentrata sull’accettazione dell’impermanenza e dell’imperfezione.

– Ma ( 間 )
È tradotto come “spazio”. L’ideogramma che rappresenta 間 è composto da 日 (sole) che si
trova al centro di 門 (porta). Questo carattere è di origine cinese e il suo significato è legato
a quello di ‘’spazio’’, ma dopo essere arrivato in Giappone ha assunto anche il significato di
‘’tempo’’. Quindi rappresenta uno spazio spirituale dove gli individui possono riposare la
mente e meditare in perfetta armonia tra “ciò che è e ciò che non è”.
Per concludere possiamo affermare che il concetto di Filosofia sussiste ovunque vi siano
esseri umani in grado di indagare sulla molteplicità e complessità degli aspetti inerenti il
sapere, la conoscenza e l’agire umano.

Lorenzo Falsone 1CC