Allarme imbrattamento

Oltre che a causa del riscaldamento globale, gli ultimi mesi nel Regno Unito sono stati particolarmente caldi a causa di una serie di proteste ambientali portate avanti dall’organizzazione “Just Stop Oil”, che protesta contro l’utilizzo del petrolio da parte del governo britannico. L’organizzazione in questione si è distinta per il particolare modo di fare protesta: imbrattare alcune delle opere d’arte più celebri della storia esposte nei musei inglesi; i Girasoli di Van Gogh o la Ragazza con l’orecchino di perle di Vermeer sono soltanto due esempi che esplicano sufficientemente il calibro delle opere vittime dell’imbrattamento.

“Just Stop Oil” è entrata nello scenario pubblico soltanto nell’aprile del 2022 e da allora ha incessantemente portato avanti la richiesta di cessare l’utilizzo di combustibili fossili nel Regno Unito e di bloccarne qualsiasi futura licenza di esplorazione, sviluppo e produzione.

La particolarità di questo gruppo di attivisti è proprio la “disobbedienza civile”: per far sì che il governo si accorga di loro e delle loro richieste, è necessario che commettano un vero e proprio reato. Esattamente perché si parla di reato, le loro proteste hanno riscosso infinte critiche, sia da parte del governo britannico stesso, che dai media di tutto il globo.

Durante uno dei più criticati imbrattamenti, quello ai Girasoli di Van Gogh all’interno della National Gallery, due ragazze, indossando una maglietta con sopra il logo e il nome della loro associazione, hanno scagliato della zuppa sull’opera (protetta da un vetro e che quindi non ha subito danni), per poi procedere ad incollare la loro mano sinistra al muro ed esporre la propria causa. “Cosa vale di più: l’arte o la vita? Siete più preoccupati per la protezione di un quadro o per la protezione del nostro pianeta e dei nostri popoli?” queste alcune delle parole pronunciate da una delle due attiviste dinanzi al quadro.

Scandaloso, vergognoso, infantile, eccessivo: questi i commenti medi riscontrati sui social. L’interesse è infatti subito andato al dipinto e a quali fossero le sue condizioni, mentre delle parole dell’attivista sembra di non essersene accorti. È qui che la situazione diventa critica: è vero che quei dipinti abbiamo un’enorme importanza culturale e storica e che rappresentino secoli di studi e invenzioni artistiche, ma è vero anche che se i governi non intervengo per salvare le condizioni ambientali e sociali del nostro Pianeta, quei quadri saranno l’unica cosa che rimarrà della nostra umanità. Il gesto può essere stato avventato, ma ha confermato le parole della ragazza: è più importante la salvaguardia di un dipinto che quella del Pianeta. La causa per cui è stato compiuto quel gesto è stata ridotta al gesto stesso e adesso l’emergenza sembra esser diventata quella di fermare degli attivisti che imbrattano opere d’arte, non quella di salvaguardare l’ecosistema del Pianeta e risollevare il Paese da una condizione economica a dir poco drammatica.

Tutte le opere imbrattate erano coperte da vetri protettivi e quasi sicuramente gli attivisti ne erano al corrente, ma il carattere provocatorio delle proteste di Just Stop Oil è indiscutibilmente voluto: per fare il cambiamento bisogna provocare, bisogna sconvolgere.

È innegabile che ognuna delle opere d’arte imbrattate abbia un valore culturale e artistico inestimabile e che vadano anch’esse salvaguardate, ma è bene che i governi colgano il vero allarme attualmente in corso: quello di un mondo che va a rotoli sotto troppi aspetti, un mondo che, per il modo in cui è trattato e amministrato, non sopravvivrà così a lungo.

Vale la pena pensare oggi a proteggere più delle opere d’arte che l’ambiente, quando domani potremmo non avere un pianeta dove poterle ammirare?

 

Anna Lobue  2AC