Cosa sappiamo realmente del nostro mondo

Cari lettori, studenti e docenti dei nostri licei, classico, scientifico e linguistico, possiamo vantarci (e in effetti lo facciamo) di frequentare degli istituti che ci danno una cultura completa a livello scientifico e umanistico. O almeno così ci piace pensare. Perché in effetti quanti di noi sanno qualcosa della storia del Giappone prima del fatidico disastro di Pearl Harbor? Conosciamo il pensiero di qualche filosofo nato in Asia?  E qualcuno di noi sa veramente cos’è successo durante le vicissitudini coloniali in India e Africa? Penso quindi che “completa” è un aggettivo relativo; la colpa non è nostra ma del nostro retaggio eurocentrico. Per definizione “l’eurocentrismo” è una forma di etnocentrismo, cioè quella prospettiva, più o meno consapevole, volta a  esaltare e prediligere una cultura rispetto alle altre. Infatti i nostri programmi di letteratura, storia e filosofia sono sempre incentrati sul continente europeo e anche la scelta dello studio di lingue addizionali ricade quasi sempre su lingue di matrice europea.

Naturalmente i programmi che il Ministero ci ha stilato sono validi ma forse, dati i tempi, un po’ obsoleti perché ormai la nostra è un’epoca nella quale l’Italia non dipende più solo dal suo contesto territoriale, quale l’Europa, ma da una visione globale che ci obbliga a ripensare ai requisiti culturali richiesti per farne parte. L’abbattimento dell’eurocentrismo a scuola sarebbe non solo un’opportunità per le esigenze del cittadino di oggi ma darebbe più forza al valore dell’inclusione a scuola data la partecipazione, sempre più massiccia, di studenti provenienti da culture differenti, nei confronti dei quali confronti sarebbe giusto dar la possibilità di comprendere meglio le proprie radici.

Un esempio concreto di come la cultura sia stata modellata dall’Europa può essere la rappresentazione delle carte geografiche, come descritto da un articolo del Guardian. La proiezione più popolare e diffusa è quella che si rifà al modello di Mercatore, realizzata nel 1569 per facilitare la navigazione dei mercanti europei e per rappresentare visualmente il diffondersi della cristianità. Per rendere l’Europa al centro, Mercatore sposta l’equatore più giù causando distorsioni: le proporzioni per esempio della Groenlandia fanno sì che sembri grande quanto l’Africa quando in realtà è ben quattordici volte più piccola. Questo oltre a darci una visione geografica sbagliata può portarci anche inconsciamente ad assimilare che davvero il nostro continente sia il centro di tutti gli interessi economici-culturali e del commercio, inculcandoci una supremazia che di fatto non esiste se invece analizziamo la carta di Mollweide o di Eckert o quella azimutale, scelta come logo delle Nazioni Unite.

Purtroppo scardinare lo status quo presenta diverse difficoltà come tutti i grandi cambiamenti: troverà in primis l’opposizione dei conservatori, ma bisogna considerare che è già difficile completare i programmi attuali e quindi come sarebbe possibile avere il tempo di ampliare l’orizzonte scolastico sull’ambiente asiatico e sul Sud del mondo? Una delle possibili soluzioni potrebbe essere quella di ridimensionare in toto l’attenzione sulla storia delle origini e del periodo medievale per spostare il focus sulla contemporaneità e le generalità del mondo fuori dai margini europei.

Anzi per essere precisi bisogna denunciare l’erroneità del termine “eurocentrismo”, dato che per lo più la supremazia culturale finora l’ha detenuta la sua parte occidentale. Dell’Europa orientale infatti sappiamo pochissimo ed è una constatazione che ho sviluppato sulla mia stessa pelle perché avendo origini polacche non ho mai sentito parlare della letteratura, del ruolo politico o culturale della Polonia, ma anzi, ho anche sperimentato come i miei compagni non sapessero la sua reale collocazione (supponendola parte dei Balcani).

Detto questo spero che se siete arrivati fino alla fine di questo articolo di “denuncia” possiate riflettere sui limiti dei nostri studi liceali e provare a chiedere al nostro istituto un cambiamento per permetterci di osservare il mondo conoscendone le varie facce.