Attack on Titan è un manga dark fantasy post apocalittico, trasposto poi in anime, scritto da Hajime Isayama. L’opera è ambientata in un mondo dove i superstiti dell’umanità vivono all’interno di città circondate da enormi mura difensive a causa dell’improvvisa comparsa dei giganti, enormi creature umanoidi che divorano gli uomini senza un apparente motivo. I giganti attaccheranno, dopo anni di effettiva pace, il distretto in cui abita il protagonista Eren Jaegar e i suoi amici Mikasa e Armin. Quest’ultimi decideranno quindi di entrare nel Corpo di Ricerca per vendicare il genere umano.
Già questa presentazione dovrebbe bastare per correre a vederla ma, in caso contrario, sappiate che contiene molti riferimenti filosofici (Hegel, Schopenhauer, Platone) e storici; e proprio per questo ci saranno numerosi spoiler sulla 3ª e 4ª stagione.
Nella società in cui si ambienta la vicenda vige chiaramente il classismo (il pregiudizio o la discriminazione basato sull’appartenenza o no a determinate classi sociali) e il darwinismo sociale (lotta per la sopravvivenza) La struttura sociale di Paradis è una miscela artistica ispirata all’età medievale dove il potere politico è esercitato dal re attraverso il potere militare che controlla i sudditi con l’ignoranza e la censura, nascondendo ogni traccia del mondo esterno. Gli stessi sudditi, ad eccezione di alcuni, non ricercano la verità, preferendo vivere una menzogna sicura, come gli uomini del mito della caverna di Platone. Egli illustra nella “Repubblica” questo racconto in cui degli uomini, incatenati in una caverna, riescono a vedere solo delle ombre generate dal fuoco. Un giorno un uomo si libera e vede per la prima volta il mondo esterno, ritornato nella caverna spiega agli altri ciò che ha visto ma lo prendono per pazzo. Nell’opera di Isayama accade la medesima cosa al Corpo di Ricerca: un gruppo di esploratori che si inoltra nello spazio pericoloso al di fuori delle mura per raccogliere informazioni sui giganti, ma viene considerato come uno spreco di denaro e di vite. Allo stesso tempo i sudditi sono così devoti alle decisioni del re da rinunciare alle proprie vite con una missione suicida di centinaia di uomini per riprendere il controllo della città di Wall Maria. È la celebrazione dello stato hegeliano come più alto arbitro della libertà e della moralità. Per Hegel lo Stato sostituisce la famiglia e la società civile e ne assolve i ruoli. In uno stato hegeliano, i cittadini conoscono il loro posto e lo scelgono. Entrambi conoscono i loro obblighi e scelgono di adempierli. Per un individuo “il dovere supremo è quello di essere un membro dello Stato”. L’affermazione di queste idee sulle persone permette di passare dai bisogni individuali di un uomo a quelli di una comunità.
Nel manga troviamo inoltre la figura dell’eroe Hegeliano: Eren Jeager. L’eroe resta fedele a sé stesso: non tradisce il proprio ideale, cui resta stabilmente fedele. L’eroe è colui che quand’anche abbia perduto tutto non ha perduto sé stesso. Mantiene una fede incrollabile nel proprio progetto e rimarrà coerente ad esso, costi quel che costi. “L’uomo, vinto dal fato, può perdere la vita, ma non la libertà” — questa frase racchiude perfettamente il protagonista che mette in gioco sempre la sua vita per arrivare alla verità e alla conseguente libertà, soprattutto nella 4ª stagione. Durante quest’ultima viene introdotta la popolazione di Marley, ispirata alla condizione sociale della Germania degli anni ‘30, e i pregiudizi che hanno quest’ultimi nei confronti degli eldiani, il popolo dentro le mura e a cui appartiene Eren, che ricalcano i sentimenti antisemiti di quell’epoca. Si scoprirà infatti che era proprio lo stato di Marley a trasformare le persone eldiane in giganti (a causa del loro sangue maledetto). Sono evidenti le caratteristiche condivise dalla razza degli Eldiani e dal popolo ebraico, facendo notare che la loro persecuzione da parte del popolo di Marley è simile al genocidio degli Ebrei da parte della Germania nazista. Tanti sono i rimandi tra i due popoli, come le fasce al braccio discriminatorie, le abitudini, la ghettizzazione, i nomi, i cibi e il razzismo. Vengono dunque descritti e presentati come i nemici di Paradis, paese dei protagonisti. La narrazione però ci porrà il quesito “chi è il vero nemico?”, già anticipato nella prima stagione dal capitano Erwin Smith. Vedremo, infatti, che non ci sono buoni o cattivi, giusti o ingiusti, ma solo persone diverse con culture e idee diverse che si scontrano diametralmente per i loro punti di vista disgiuntivi. Un’idea filosofica ricollegabile al relativismo di Protagora, che già nel V secolo a.C. aveva mostrato come tutto fosse vero e tutto fosse falso, dal momento che ogni giudizio umano dipende appunto dall’uomo, in quanto individuo, membro della sua società e essere umano. Gli uomini in quest’opera sono costretti a combattere tra loro per sopravvivere. Gli esseri umani si trovano agli stessi livelli degli animali, poiché rispondono solo all’istinto di sopravvivenza, similmente al pensiero di Hobbes, secondo il quale l’umanità è una guerra di tutti contro tutti, dove ogni singolo diventa un lupo per gli altri uomini.
Infine uno dei temi più controversi trattati risulta essere l’eutanasia, rappresentata come una deriva dell’estinzionismo. Infatti una delle soluzioni proposte da Marley per eliminare gli eldiani era di attuare il piano “Eutanasia”. Vivere non è poi tanto prezioso, come diceva Arthur Schopenhauer: il valore della vita è fondamentalmente negativo perché qualsiasi esperienza positiva sarà sempre inferiore rispetto alla sofferenza, sentimento molto più forte. Per Zapffe l’umanità dovrebbe interrompere questo autoinganno e la conseguenza naturale sarebbe astenersi dalla procreazione, causando in tale modo la sua stessa estinzione. In particolare il personaggio di Yelena è la più fermamente convinta a riguardo e, come Cabrera, descrive la procreazione come un atto di manipolazione: portare consapevolmente un nuovo essere umano in una situazione dolorosa, pericolosa e unidirezionale.
Uno dei tanti messaggi che arriva allo spettatore è, come dice Agamben, che l’essere umano è l’animale più familiare e spaventoso del mondo e continuerà per sempre ad esserlo.
Sofia Giardina IIIBC