Combattere il bullismo con empatia

Bullismo è un termine che si riconduce all’olandese “boel” (fratello), successivamente trasformatosi in Inghilterra in “bully” (tesoro). Dunque, il significato del termine bullo, da cui bullismo, originario sinonimo di “bravo ragazzo”, si è capovolto fino a trasformarsi in “molestatore di deboli”.

Il bullismo non è un fenomeno recente, al contrario esiste da sempre fra gli adolescenti, anche se le ultime tendenze vedono l’età media delle persone coinvolte abbassarsi sempre di più: i primi episodi si manifestano alle scuole medie, ma il bacillo della violenza sui coetanei inizia ad insidiarsi già alle elementari.

Molti affermano: “Cosa vuoi che sia, sono cose da ragazzi”.  Non c’è peggiore giustificazione per minimizzare il fenomeno del bullismo. Si leggono spesso storie di oppressioni continue, ma quel che finisce sui giornali è una minima parte di quanto accade ogni giorno.

Solo il 20 ottobre scorso due giovani gay armeni, Tigran e Arsen si sono gettati da un ponte dopo avere postato su Instagram la foto di un loro bacio con la funerea didascalia “Happy Ending” (lieto fine). Secondo l’organizzazione “Pink Armenia”, che da tempo si batte per la tutela della comunità omosessuale, i due giovani hanno scelto di togliersi la vita a causa di “senso di colpa e vergogna, dovuti all’atteggiamento della società nei confronti del proprio orientamento sessuale e identità di genere”. Tra i tanti commenti su Instagram parole di sostegno e solidarietà, ma anche tantissimi commenti offensivi e di incitamento all’odio.

Lunedì scorso, 10 ottobre, è toccato invece a Chiara, giovane napoletana transgender, che si è tolta la vita nella sua abitazione a soli 19 anni perché non ha retto alle continue angherie dei suoi compagni di classe, al rifiuto della sua famiglia che faticava ad accettare il suo coming out e alla gente che continuava a disprezzarla per strada. Chiara due anni fa aveva contattato la “Gay Help Line” di Roma, il numero verde contro l’omotransfobia, che le aveva aperto le porte di una comunità lontana dal suo quartiere. Tutto questo, però, non è servito a tirarla fuori dal suo dramma.

“Cosa c’è di male nel voler essere me stessa? Perché devo soffrire se voglio mettere un rossetto e truccarmi. A volte mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me. In fondo sono sempre un essere umano. Mi sento una donna, vorrei non avere paura. Ma sono in un labirinto senza uscita” – aveva scritto in una lettera.

Il gesto disperato di Chiara accende sicuramente i riflettori su un tema tutt’altro che risolto. Come scrisse Alda Merini:” Chi decide chi è normale? La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia.” “Constatare che ancora oggi una giovane possa suicidarsi per questioni legate all’identità di genere ci dimostra che c’è ancora tanta strada da fare” – ha commentato Emanuela Ferrante, assessore alle Pari opportunità del Comune di Napoli.

Tali episodi fanno riflettere su come la maggior parte delle persone sia caratterizzata da una totale indifferenza nei confronti del prossimo e agisca senza pensare alle conseguenze che potrebbe provocare un determinato gesto. Inoltre il mondo è pieno di numerosi pregiudizi, cioè atteggiamenti infondati poiché nascono da predilezioni immotivate. Solo sviluppando un po’ di empatia il bullismo potrebbe abbattersi del tutto. Come enunciò Liliana Segre:” L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo”.

Aurora Mulè ICC