Come ben sappiamo, già da più di due anni conviviamo con una situazione che sembra non finire mai: il coronavirus. Se dovessimo sintetizzare gli ultimi due anni con una parola, probabilmente penseremmo a “paura”. La paura di leggere l’esito di un tampone, di contagiare i propri cari o addirittura la paura di morire. Da una routine fatta di lavoro, progetti e famiglia, molti si sono ritrovati a dover fare i conti con un profondissimo senso di angoscia costante e di incertezze per il futuro. La paura del contagio ha portato inoltre a ridurre i rapporti sociali e se da una parte i lockdown sono stati necessari, perché hanno evitato i contagi, dall’altra hanno creato situazioni estremamente difficili da gestire, sia dentro che fuori casa, anche per i più giovani. Vi siete mai posti la domanda di come noi adolescenti abbiamo passato il periodo dell’emergenza Covid? E vi siete mai chiesti quanto ci abbia influenzato la pandemia? Per quanto questa categoria tenda a passare inosservata ad alcuni, in realtà la pandemia ha avuto e sta avendo sugli adolescenti forti ripercussioni che rischiano di influenzare il loro normale sviluppo. È proprio durante il primo lockdown che noi abbiamo avuto tutti i nostri cambiamenti fisiologici e psicologici, è stato un periodo difficile, perché oltre alle difficoltà che si possono riscontrare in un’adolescenza normale abbiamo dovuto affrontare l’ansia, la paura di contagiare i parenti fragili ed essere sottoposti ad obblighi ai quali non eravamo abituati. Ogni ragazzo e ragazza della nostra età si è trovato totalmente da solo ad affrontare l’adolescenza, la fase più importante della vita, senza preparazione e senza preavviso. Abbiamo passato tre mesi che, per quanto siano potuti sembrare pochi, in realtà sono stati un inferno. Non abbiamo avuto la possibilità di uscire, di vedere i nostri cari e i nostri amici, di avere una vita sociale. E si sa che è proprio durante l’adolescenza che si ha la necessità di stare con i propri amici. Ci siamo dovuti adeguare all’obbligo della mascherina. Questo periodo ha accentuato ancora di più le incomprensioni tra genitori e figli perché noi ragazzi durante il covid abbiamo provato cose che i genitori nella loro fase dell’adolescenza non hanno mai provato. Stavamo tutto il giorno attaccati ai nostri cellulari, a videochiamare e a chattare con i nostri amici, perché solo quello potevamo fare. Per non parlare della DAD, il nostro incubo peggiore. Stare seduti per sei ore continue davanti ad un computer e vedere tutti i nostri compagi e professori dietro uno schermo era una cosa straziante, e, per quanto la DAD possa essere stata conveniente per molti, per altri invece non lo è stato. Di sicuro questo periodo ha cambiato per sempre il nostro modo di pensare e di agire. Ma siamo riusciti quasi tutti a superarlo.
Spesso può essere difficile capire quali siano gli effetti psicologici della pandemia sugli adolescenti. Recenti ricerche hanno infatti dimostrato che una serie complessa di fattori fra cui l’isolamento, il senso di incertezza e l’angoscia dei genitori hanno un impatto sulla salute mentale degli adolescenti. In particolare, si è visto un peggioramento nella qualità del sonno e maggiori difficoltà di concentrazione nei più piccoli, mentre tra gli adolescenti si è potuto assistere ad un aumento dei sintomi depressivi. Il bisogno di alleviare l’umore, inoltre, ha fatto sì che aumentassero alcune dipendenze comportamentali, come quelle dal gioco d’azzardo, dai videogiochi e dalla pornografia. “La verità, purtroppo, è che i giovani sono stati dimenticati come categoria” afferma Simona Barbera, responsabile del CPS Giovani dell’Ospedale Niguarda dedicato alla prevenzione, diagnosi e terapia degli adolescenti e giovani adulti “Credo che questo abbia influito molto sullo sviluppo di alcuni sintomi. Oltre a soffrire il peso dell’isolamento sociale, infatti, sono anche stati molto colpevolizzati, come se la responsabilità dell’aumento dei contagi fosse esclusivamente loro. Questo ha creato in loro un profondo senso di solitudine e demoralizzazione, quasi come se si fossero rassegnati. Noi operatori sanitari ci siamo quindi occupati di loro, cercando di supportare e rispettare questo loro sentimento di trascuratezza”.
Noi ragazzi ci dobbiamo fare un complimento perché abbiamo avuto la forza di vivere e di superare una situazione che non era prevista e che non ci aspettavamo. Ma non è finita qui, perché il Covid continua a persistere, ma certamente si spera di uscirne presto.
D’Angelo Francesca IB Classico