L’arte di amare

L’amore è di gran lunga uno dei sentimenti più belli che l’essere vivente possa provare, e certamente uno dei temi più discussi in tutti gli ambiti del sapere, dall’arte alla filosofia, dalla scienza alla psicologia. Ma se è vero che tutti noi abbiamo un’idea generale di cosa sia, perché tutti lo abbiamo provato fin dalla nascita, è altrettanto vero che, nel corso degli ultimi decenni, la concezione dell’amore è cambiata moltissimo, fino a diventare quella descritta da Erich Fromm nel ‘57 nel “L’arte di amare”, uno di quei pochi libri che nel corso degli anni riesce a diventare sempre più attuale di quanto lo fosse nell’attualità del suo scrittore.

L’uomo moderno ha bisogno d’amore più di quanto non ne avesse prima; ma ha trasformato questo in una vera e propria merce. Di più: a un mercato dei beni di consumo, un mercato del lavoro e  un mercato delle finanze, l’uomo ha affiancato un mercato dei sentimenti e delle emozioni, mercato cui ognuno di noi si rivolge per comprare o vendere merci, tra le quali, la più ambita, l’amore. Ciascuno, in base al proprio valore di mercato, cerca l’oggetto più soddisfacente e conveniente, certo del fatto che, se l’acquisto si rivelerà poi una delusione, non sarà per una sua colpa, perché “la gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero oggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile”.Tutti noi perciò tentiamo di prepararci e “impacchettarci” nel modo migliore possibile per risultare agli altri amabili, e riuscire a barattare il nostro valore per dell’affetto. Funziona? No. O per meglio dire: se il nostro scopo non è quello di trovare un’illusione dalla quale ricavare poco sollievo e tanta delusione, non ci porterà mai, salvo rari casi, a quello che cerchiamo. Amare è però possibile, purché si impari a farlo. Ma, essendo l’amore un sentimento intrinseco nell’animo, non dovrebbe venire naturale l’atto di amare qualcuno dal momenti in cui nutriamo il sentimento? Questo è un dubbio legittimo al quale Fromm risponde che sì, i sentimenti, per loro natura, non hanno bisogno di essere “imparati”  (ciascuno di noi infatti, quando prova felicità non ha bisogno di imparare ad essere felice), e che sì, amare viene naturale, ma, a differenza della felicità, della tristezza, della rabbia e così via, l’amore è l’unico tra i sentimenti a esistere in funzione del rapporto con gli altri, e che dunque agli altri si deve adeguare, poiché per amare l’altro bisogna sapere come fare del bene all’altro. Moltissimi invece confondono l’amore nella sua interezza con l’innamoramento, che è solo una sua singola fase, e “via via che due soggetti diventano bene affiatati, la loro intimità perde sempre più il suo carattere miracoloso, finché il loro antagonismo, i loro screzi, la reciproca sopportazione uccidono ciò che resta dell’eccitamento iniziale”. Non a caso molte coppie si spezzano dopo meno di un anno o giù di lì, facendo coincidere la durata della loro relazione con la durata del loro innamoramento, proprio perché, quando si esaurisce quella forte spinta iniziale dell’infatuazione, si trovano a doversi rapportare con una persona che ha le sue mancanze,i suoi difetti, le sue esigenze.

Questo si verifica maggiormente nelle coppie più giovani, quelle in età adolescenziale, poiché, nella stragrande maggioranza dei casi, non si posseggono ancora la maturità né l’esperienza necessarie a far crescere un rapporto del genere.

Tuttavia, come detto prima, non è un problema che riguarda i soli giovani, ma anche le coppie più adulte, che non hanno i mezzi per affrontare la relazione con l’altro nel giusto modo, atteggiandosi a un pittore che crede che per dipingere il suo capolavoro dovrà aspettare che gli si presenti davanti il giusto oggetto da mettere su tela.

Amare, quindi, sì, è un’arte, un’arte che, se padroneggiata, può portare al benessere non solo delle persone che amiamo, ma anche di noi stessi.